Cesare Battisti. Il terrorista di Cisterna di Latina che nel 1981 è evaso dal carcere ricevendo asilo politico in Francia e in Messico, prima di ottenere la cittadinanza in Brasile. L’Italia ha da sempre chiesto al governo brasiliano l’estradizione per fargli scontare l’ergastolo al quale era stato condannato prima della sua fuga. Richiesta sistematicamente declinata già dal presidente Da Silva, come dalla presidente Rousseff, che addirittura motivò il rifiuto dichiarando che Battisti avrebbe potuto “subire persecuzioni a causa delle sue idee”. Membro del gruppo Proletari Armati per il Comunismo, quattro sono gli omicidi che gli vengono attribuiti, due commessi direttamente e due in concorso, e vari i reati legati alla lotta armata e al terrorismo. Un individuo pericoloso, insomma, che nonostante ciò ha sempre ricevuto la protezione necessaria. Fino all’ultimo, in cui ha trovato asilo sul litorale dello stato di San Paolo, dove vive senza passaporto e sottoposto ad obblighi di residenza.
In occasione delle ultime elezioni brasiliane del 16 ottobre, che hanno portato alla vittoria di Jair Bolsonaro, una finestra sull’estradizione di Battisti aveva cominciato ad aprirsi. Rispondendo al tweet con cui il vicepremier italiano Matteo Salvini si congratulava col neopresidente brasiliano, Bolsonaro aveva confermato il suo “impegno di estradare il terrorista Cesare Battisti, amato dalla sinistra brasiliana, immediatamente in caso di vittoria alle elezioni” per mostrare al mondo il suo “totale ripudio e impegno nella lotta al terrorismo. Il Brasile merita rispetto!”.
“Lui può dire quello che vuole”, aveva commentato allora Battisti. “Io sono protetto dalla Corte Suprema. Le sue sono solo parole. Sono fanfaronate. Lui non può fare niente, c’è una giustizia, io per la giustizia sono protetto, è un processo giudiziario, lui non ha nulla a che vedere con questo”. E invece la svolta decisiva è arrivata proprio ieri, esattamente due mesi dopo. Dal Supremo tribunale federale, infatti, proprio ieri il giudice Luis Fux ha ordinato l’arresto di Battisti, secondo quanto riferito dalla televisione brasiliana Globo. A chiedere l’arresto è stata la procuratrice generale del Brasile Raquel Dodge, con lo scopo di “evitare il rischio di fuga e assicurare una eventuale estradizione”. La richiesta è immediatamente esecutiva e, solo dopo la sentenza definitiva sull’estradizione, Battisti potrà appellarsi alla corte suprema.
Una notizia per la quale Salvini ha espresso su Twitter la propria soddisfazione. “Un ergastolano che si gode la vita, sulle spiagge del Brasile, alla faccia delle vittime, mi fa imbestialire!”, ha twittato. “Renderò grande merito al presidente Jair Bolsonaro – continua – se aiuterà l’Italia ad avere giustizia, ‘regalando’ a Battisti un futuro nelle patrie galere”. Ancora una volta la risposta del collega brasiliano non tarda ad arrivare. “Grazie per la vostra considerazione, Ministro dell’Interno d’Italia – commenta –. Lascia che tutto si normalizzi brevemente nel caso di questo terrorista assassino difeso dai compagni degli ideali brasiliani! Conta su di noi!”, ha concluso, assicurando quindi il proprio impegno. Impegno ricambiato dal vicepremier, che si è detto quindi pronto, se serve, a prendere “il primo volo per riportare finalmente in Italia un delinquente condannato all’ergastolo”.
Pare, secondo quanto i vicini di casa hanno riferito ai cronisti, che Battisti non si trovi in casa dal mese di novembre. Ma la richiesta di arresto rimane un atto importante, a cui anche il ministero della Giustizia italiano, come scrive su Twitter il ministro Alfonso Bonafede, “sta lavorando da tempo”, e che sembra essere giunto, finalmente, alle battute conclusive. (L’UNICO)
Francesco Amato
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