Bonafede, ancora un centinaio di mafiosi ai domiciliari per la pandemia

Erano stati scarcerati ad aprile, in pieno lock-down. A maggio alcuni decreti del Ministro della Giustizia hanno imposto ai giudici di rivedere la propria posizione. Più di cento mafiosi sono, quindi, rientrati in carcere, ma altrettanti sono ancora fuori.

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La questione aveva già fatto discutere qualche mese, quando in pieno lock-down il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, aveva concesso la scarcerazione ai detenuti mafiosi. Il provvedimento era stato poi revocato a causa di accese proteste e polemiche politiche e civili, e sono tornati in carcere 111 detenuti su 223. In verità, era stato inizialmente comunicato un totale di 489, ma di questi 275 erano stati scarcerati per ragioni diverse: benefici previsti dalla legge, fisiologiche cause processuali e motivazioni sanitarie pregresse.

Tra chi si trova ancora ai domiciari c’è Pino Sansone,accusato di aver riorganizzato un ramo di Cosa Nostra vicino a Totò Riina, e Gino Bontempo, reo di aver procurato contributi europei per la mafia dei Nebrodi. Bonafede a maggio aveva emanato due decreti per rivalutare le scarcerazioni eseguite, causate anche dalle condizioni di vita in carcere che non sempre consentono di rispettare le norme di sicurezza necessarie per la salute. E così, più di cento persone sono rientrate in carcere, ma altrettante sono ancora fuori.

Un articolo di stampa riprende oggi il tema delle scarcerazioni legate all’emergenza Covid. Per evitare che si faccia…

Posted by Alfonso Bonafede on Thursday, September 3, 2020

I provvedimenti “hanno imposto di rivalutare la posizione di tutti i detenuti per reati gravi posti ai domiciliari, con il parere obbligatorio delle direzioni distrettuali antimafia – scrive il Guardasigilli su Facebook -. In base a quanto previsto, i detenuti (posti ai domiciliari, ci tengo a ribadirlo, in forza di un provvedimento giudiziario) sono dunque tornati davanti ad un giudice, che ha preso le sue decisioni, ovviamente in assoluta autonomia”. Si tratta di “un risultato importante – rivendica Bonafede -. Sono decreti che hanno modificato leggi in vigore da almeno cinquanta anni e che nessuno aveva mai cambiato“.

Il Ministro ha annunciato, inoltre, di avere “già avviato uno stretto monitoraggio per verificare l’applicazione dei due decreti antimafia“, ai sensi dei quali i giudici hanno dovuto rivalutare in autonomia la decisione sui detenuti. Il Garante nazionale delle persone private della libertà personale, Mauro Palma, ha tuttavia sgonfiato la polemica, spiegando che in realtà “di persona detenuta al 41 bis attualmente ancora ai domiciliari ce n’è una sola, pendente il ricorso davanti alla Corte Costituzionale“.

Francesco Amato

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