Cari amici,
il momento storico che stiamo vivendo senza dubbio mette in discussione tutto ciò che politicamente è stato.
La Lega ha accettato l’invito del Presidente della Repubblica a far parte di un governo con amplissima maggioranza parlamentare. Una maggioranza che vede il nostro partito affiancato al PD, al Movimento 5 Stelle, al LEU oltre a FI e altre formazioni di centro.
Senza dubbio è stata questa una scelta che ha comportato contraddizioni anche notevoli, ma che probabilmente non aveva alternative.
Comprensibili quindi tutti i mal di pancia che la nostra base ha dovuto sopportare.
A fronte di questa situazione, che peraltro non consentiva alternative, dobbiamo chiederci se la Lega ha fatto una scelta positiva sia riguardo agli interessi generali degli Italiani che a quelli più prosaici del partito come tale.
Al primo quesito non possiamo che rispondere positivamente. Oggi i grandi temi che il nostro paese deve affrontare vedono impegnati in prima linea gli uomini della Lega, con notevole possibilità d’incidere sulla risoluzione degli stessi, vedi la gestione della pandemia e i più significativi dossier economici: quello dell’ILVA, di ALITALIA e tanti altri. Un uomo della Lega, Giorgetti, sta operando con grande impegno, lungimiranza e pragmatismo. Questo pragmatismo è frutto della cultura economica del nostro partito che vede operare al suo interno economisti di grande valore come Bagnai, Borghi ed altri. È la cultura economica del fare che si pone come primo obbiettivo la difesa degli interessi del popolo italiano. A riguardo non si può non citare il pragmatismo operativo, unitamente alla grande visione e sensibilità nei confronti dei problemi del mondo del lavoro del nostro coordinatore regionale Durigon.
Ci viene contestato di essere divenuti europeisti. Questa è una mezza verità, perché è altrettanto vero che l’Europa è venuta su posizioni non più rigoriste, come da sempre sostenuto dal nostro partito.
Ricordiamo agli amici “europeisti da salotto” che, essere europei vuol dire anche difendere con vigore i confini europei, ricercare la semplificazione sugli appalti, applicare una tassazione unica, attuare una politica veramente solidale tra gli stati membri, arrivare all’elaborazione di un bilancio unico europeo.
Una considerazione che si può e si deve fare è questa: l’ingresso della Lega nella maggioranza di governo quali conseguenze ha comportato in termini di politica generale?
Il PD è letteralmente disorientato e le crepe al suo interno, che pur potenzialmente esistevano, si sono ulteriormente allargate rendendolo di fatto un partito “in crisi”. Il movimento 5 stelle sta letteralmente implodendo e presto ne resterà soltanto qualcosa da declinare al passato. Si sta avviando una totale disaggregazione della vecchia maggioranza di sinistra che difficilmente potrà rappresentare in futuro una temibile alternativa alla proposta politica del centro destra.
È certamente vero che anche nel nostro campo, il centro destra, la scelta del nostro partito ha creato delle difficoltà ma, cosa sono queste difficoltà rispetto alla bomba politica che è esplosa nella componente avversaria?
Si dice che la Lega pagherà un prezzo politico conseguente alla sua scelta ma, se questo prezzo politico comporterà solamente un modesto travaso di voti leghisti a vantaggio di FDI, il problema è relativo perché questi voti resteranno nel centro destra.
La Lega, che è e resterà il primo partito italiano, può e deve farsi carico di questa responsabilità: fare del centro destra la coalizione vincente alle prossime elezioni politiche generali.
Cari amici, se trasportiamo queste considerazioni a livello regionale non possiamo non vedere che alle prossime elezioni comunali di Roma, appuntamento elettorale importantissimo, che ci vedrà direttamente impegnati, vede la candidatura del sindaco uscente debolissima e divisiva per il centro sinistra.
Il PD è letteralmente nel pallone e le forze minori di sinistra hanno ben poca forza, politica ed elettorale, da mettere in campo. Un’occasione per il centro destra che dovrà individuare una candidatura forte ed autorevole per conquistare la vittoria a Roma e contemporaneamente un’opportunità per il nostro partito di mandare in Campidoglio una delegazione di eletti forte, autorevole e qualificata.
Conquistare le amministrazioni locali è la strada maestra per fare della Lega il più grande partito politico del nostro paese, grande, non soltanto in termini meramente numerici, ma politici. Potrà in questo modo far vincere la politica del fare rispetto alla politica del dire e del demandare.
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