di Riccardo Corsetto
Dovevano essere 45 posti letto, ma alla fine se ne contano 27. Tecnicamente era prevista una RSA per dare cura e assistenza continua a invalidi gravi, ma alla fine è diventato solo un palazzone ‘fantasma’ di cinque piani costato due milioni di euro in ristrutturazioni.
Un copione già letto. Progetti che potrebbero portare benefici ai cittadini e alle famiglie ma che alla fine tornano utili solo alle cooperative e alle ditte appaltatrici.
E’ grazie ai cittadini di via Rocco Santoliquido, a nord di Roma, che questa storia emerge. Sono loro a segnalare il fatto che vede al centro la palazzina al civico 88 di Via Rocco Santoliquido in zona Cassia-Giustiniana.
Nel 2001 l’immobile venne ceduto dal Comune di Roma all’ASL Roma E, con l’intenzione, pure nobile, di farne una residenza per malati bisognosi di assistenza continua. Il finanziamento autorizzato nel 2003 vede lo stanziamento di un milione e seicento mila euro.
Sedici anni dopo i soldi sono stati spesi tutti. I lavori li esegue ‘Di Cori S.r.l ‘ che vince l’appalto, ma la RSA non esiste ancora.
La struttura è stata ultimata nel 2013 dall’appaltatore, con notevoli ritardi, ma nessun paziente ha mai varcato la soglia. Da tre anni gli abitanti si domandano quale sarà il destino di questa struttura di 1900 metri quadrati che servirebbe a sgravare una cinquantina di famiglie dalle difficoltà immense di accudire un congiunto gravemente invalido.
Sedici anni dopo l’approvazione del progetto, cinque sospensioni di cantiere tra 2008 e 2013 e una variante in corso d’opera (si cerco’ durante i lavori di cambiare la destinazione in ospedale psichiatrico-criminale), non si conoscono ancora i motivi dell’impasse.
Ha cercato di capirli il Dipartimento Promozione Servizi Sociali e della Salute di Roma Capitale, che fino al 2001 gestiva direttamente l’immobile. La direttrice Ginevra Baroncelli il 3 giugno scorso ha scritto al Commissario straordinario dell’ASL RM1, Angelo Tanese, per chiedere un confronto.
E anche L’Unico ha chiesto il parere dell’ASL arrivato attraverso le parole dello stesso Tanese – che oggi ricopre il ruolo di Direttore Generale della Asl Roma E e Commissario Straordinario della Asl Roma A – secondo il quale “nel corso degli anni sono cambiati i bisogni socio-assistenziali e nella ASL Rm1 al momento non c’è lista d’attesa per l’inserimento in RSA.” “Per tale motivo – precisa al nostro giornale il Direttore, “l’Azienda in prima istanza, in accordo con il Municipio, nel corso del 2015 ha ipotizzato la realizzazione di una Casa della Salute in collegamento con la limitrofa casa di riposo ma lo studio di fattibilità ha condotto a una rimodulazione progettuale. ”
Sempre secondo Tanese “la zona urbanistica è scarsamente popolata; ci sono quattro M.M.G. (Medici di Medicina Generale, ndr) con studi sparsi nel raggio di 15 km; e l’ubicazione logistica e del presidio non è favorevole). La soluzione dunque ipotizzata dall’ASL sarebbe quella già suggerita da Roma Capitale, ovvero un “piano di riorganizzazione della residenzialità – è sempre Tanese che parla – “favorendo l’apertura di nuove strutture a carattere familiare e progettando la ristrutturazione di quelle già funzionanti in moduli più piccoli e cohousing.”
L’ASL quindi ipotizza un progetto congiunto con Roma Capitale. “Si è in attesa di formale richiesta di utilizzo della struttura da parte di Roma Capitale per avviare istanza in tal senso alla Regione Lazio al fine di ricondurre l’utilizzo dell’immobile in favore dei Servizi Sociali del Comune.”

E che il Comune di Roma sia disponibile a riprendersi la struttura lo conferma anche la dottoressa Gregori, direttrice della casa di cura per anziani adiacente al palazzo “fantasma”, dove sono attualmente ospitati una cinquantina di anziani.
“Lì dentro ci sono stanze da letto già ammobiliate che sarebbero utili all’accoglienza nell’ambito delle nostre attività, per questo abbiamo manifestato la disponibilità a rientrare in possesso dello stabile, stiamo aspettando un confronto con l’ASL.” Un’interrogazione al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, al fine di “accertare i motivi dei ritardi e trasmettere la documentazione alla Corte dei Conti” è stata protocollata l’11 novembre scorso dal consigliere di Fratelli d’Italia Fabrizio Santori, membro della commissione Salute.
Perché i costi a quanto pare continuano anche dopo i lavori. Non solo in termini sociali, ma anche economici.
I vigilanti che si alternano giorno e notte costano al Contribuente circa 300 mila euro l’anno. Dal 2015 ad oggi sono già costati mezzo milione di euro. (L’UNICO)
Facebook Comments