Cavallo Persano, che succede al Real Sito di Carditello?

Contenzioso giudiziario tra il Principe Alduino di Ventimiglia di Monteforte, storico allevatore del cavallo Persano, e la Fondazione di Carditello che oggi ha il compito di preservare la razza equina che fu fiore all'occhiello della Cavalleria Borbonica

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Cavallo Persano

Un tempo luogo conosciuto, anche al di fuori dei confini nazionali, oggi non molti sanno neppure che esiste. Parliamo del Real sito di Carditello, nato per volontà di Carlo di Borbone, e completato da Ferdinando nel 1787, su un’area di circa di 2100 ettari, in Comune di San Tammaro, progettato dal Collecini, allievo del Vanvitelli, che, a pochi chilometri di distanza dalla Reggia di Caserta, ha realizzato quel gioiello che, dopo
decenni di selezione, vide i natali della “Real razza di Persano”, in seguito rinominata “Razza governativa di Persano”, creata per rispondere alle necessità dell’epoca di dotare il regno di un proprio allevamento di cavalli forti, ma allo stesso tempo resistenti e docili, e soprattutto coraggiosi, dato il loro destino di essere impiegati nella cavalleria, a quei tempi elemento di forza di ogni esercito.

Tale fu il successo della razza, la cui fama, nonostante i limitati mezzi di divulgazione dell’epoca, travalicò i confini nazionali, tanto che ne furono dotate le maggiori cavallerie d’Europa, e ne ebbero esemplari Napoleone e Murat.
Tralasciando di ripercorrere le non poche vicissitudini che hanno accompagnato la vita del sito, e della razza, che porterebbe troppo lontano, e venendo ai tempi nostri, grazie a un programma ministeriale di rivalutazione delle residenze borboniche, in decadenza per i troppi anni di abbandono, nel 2015 fu sottoscritto un Accordo di valorizzazione per il loro recupero, e si avviò la rinascita del Sito.
Fu costituita una Fondazione e, alla fine del 2018, tornarono a pascolare in quei prati i Persano.
Raggiunto un accordo con il proprietario, il Principe Alduino di Ventimiglia di Monteforte, la mandria rimase a Carditello, con il tempo incrementandosi di numero.
Tutto procedette senza problemi, fino agli inizi del 2022, quando il direttore dell’epoca fu sostituito, e da quel momento, iniziarono i problemi, poi sfociati in un contenzioso giudiziario.

Lasciando da parte la Storia, quel che suscita oggi attenzione e interesse per il Persano, è il sospetto che ai cavalli manchi l’alimentazione e le  razioni quotidiane. In una denuncia e in un verbale Asl si legge che ai cavalli non sia data alimentazione sufficiente, e nonostante ciò, gli fosse impedito l’accesso ai pascoli che furono l’immagine della promozione del Real Sito.
La motivazione addotta dai responsabili era stata quella di pericolo per l’incolumità dei cavalli e degli operai che avrebbero dovuto eseguire i lavori di restauro. Ma sarebbe emerso che i lavori non erano in corso, e il Ministero della Cultura, nel 2021, aveva impartito le indicazioni necessarie a scongiurare qualsiasi rischio.

I lavori, che dovevano durare sei mesi, nel 2019, ad oggi non sembrano completati, e in alcuni casi neppure iniziati.
E se la Fondazione ha più volte lasciato i cavalli a digiuno, a confermarlo c’è un verbale dell’ ASL di zona, datato 8 febbraio del 2023, nel quale si rilevano carenze.

Se è vero, stando a quel verbale dell’Asl che non c’erano scorte di alimenti adeguati, i denuncianti si chiedono per quale ragione ai cavalli sia stato impedito l’uso dei pascoli. Solo 2022 – denunciano – ne sono morti quattro, tra puledri appena nati e cavalli adulti, e cioè circa il 10% dell’intera mandria.

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