È un governo che naviga a vista, quello presieduto da Giuseppe Conte e che sta gestendo – o per lo meno sta provando a farlo – la crisi dovuta alla pandemia di coronavirus. E a stare in barca con loro viene il mal di mare, con le continue virate e cambi di direzione. “Contrordine, compagni!“, avrebbe scritto Guareschi in una delle sue sagaci vignette.
Qualche giorno fa, Conte aveva annunciato che, anche per evitare gli assembramenti nelle case degli italiani, avrebbe lasciato aperti i ristoranti nelle giornate del 25 dicembre e del 1° gennaio. Va da sé che i ristoratori, già massacrati economicamente dal coprifuoco e dalle varie misure restrittive, abbiano cominciato ad organizzarsi e a raccogliere prenotazioni per quei giorni, che rappresenterebbero una boccata di ossigeno in un periodo particolarmente difficile. Certamente avranno anche preso accordi con i fornitori e, magari, avranno iniziato ad aumentare il personale di sala in modo da accogliere nel meglio i clienti per i pranzi di festa. Le cene, ahimé, ancora rimangono vietate.
Poi, tutto d’un tratto, qualche ministro, “scandalizzato” dalle foto della corsa ai negozi legittimamente aperti, ha paventato l’ipotesi di una chiusura generalizzata nei giorni festivi e prefestivi. Una profonda virata, dunque, rispetto all’annuncio precedente. Ma si tratta solo di voci di corridoio, lamenti di qualche ministro. Una decisione ufficiale doveva arrivare lunedì ma, due giorni dopo, ancora non se ne parla: il governo è troppo impegnato a condurre la verifica politica e ad incontrare le delegazioni dei vari partiti. Tra l’altro con Renzi che fa gli scherzi e continua a rimandare l’incontro.
Intanto le voci aumentano, e sono sempre più discordi. C’è chi parla di zona rossa nazionale, chi di zona arancione, in un clima di totale confusione. E filtra anche un parere del Cts che chiede una linea durissima, vietando anche ai genitori di invitare a pranzo figli non conviventi, mentre secondo un’altra indiscrezione i membri provenienti dai ministeri si sarebbero rifiutati di firmare questa decisione. La verità è difficile saperla, visto che i verbali del comitato tecnico-scientifico vengono pubblicati mesi dopo, quando diventano ormai inutili. Come quello dello scorso 31 ottobre, pubblicato solamente ieri sera. In quell’occasione, i tecnici mostrarono il loro disappunto perché mai erano state seguite dal governo le indicazioni su istruzione e trasporti pubblici.
In tutto questo caos, i ristoratori rimangono disorientati. Ma, soprattutto, non sanno cosa devono fare, se fare la spesa per i giorni di festa oppure no. E mancano soltanto nove giorni al Natale. Se il governo non prende una decisione a breve, il rischio di mandare in fumo milioni di euro, creando un enorme danno a esercizi commerciali e fornitori, è più che certo. Ma ciò che è peggio è che i ministri di Conte, impegnati a salvaguardare le poltrone, nemmeno se ne rendono conto.
Francesco Amato
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