di Francesco Amato
A prescindere dalla fede di ciascuno, quello di ieri in piazza San Pietro è stato un evento che certamente resterà nella storia. Un rito semplice, senza troppi fronzoli. Ma solenne, intenso. In mezzo a quella piazza bagnata dalla pioggia, così grande ma completamente deserta, il cui colpo d’occhio, anche attraverso uno schermo, riesce a tagliare il cuore. Papa Francesco era lì, in mezzo, da solo. Come ciascuno di noi è costretto a rimanere da solo in questi giorni di quarantena a casa. Alle sue spalle, due immagini tanto care al popolo cristiano: l’icona della Salus Populi Romani, da sempre protettrice del popolo cristiano, e il Crocifisso miracoloso di San Marcello al Corso, che nel 1522 fermò la peste di Roma.
Poi la riflessione, profondissima, del Santo Padre, arrivata dopo la lettura del Vangelo. “Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa – ha ricordato il Papa –. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda”. Quindi i richiami del Santo Padre alle evidenti colpe dell’uomo. Gli ego che mascherano l’appartenenza come fratello, dei quali l’epidemia ha fatto cadere il trucco. E la presunzione di rimanere sempre sani in un mondo malato, di cui abbiamo ignorato i sintomi.
Il Papa ha inoltre ricordato tutti quelli che stanno operando in prima persona per alleviare la sofferenza di questo periodo, con “la preghiera e il servizio silenzioso”. Quindi ha rivolto a tutti il suo augurio confortante. Una benedizione che “da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo, come un abbraccio consolante”, riesce a raggiungere tutti i confini del mondo.
Poi il momento di preghiera con il Santissimo Sacramento. Quasi dieci minuti di totale silenzio con l’immagine quasi del tutto fissa sull’Ostensorio. Dieci minuti che, certamente, rappresentano un inedito nella storia della televisione, che, per sua natura, non smette mai di chiacchierare. Dieci minuti a cui hanno fatto seguito alcune invocazioni, che hanno incluso tutti, medici, infermieri, forze dell’ordine, governanti, ammalati, deceduti e tutti noi, tristemente coinvolti dall’epidemia del coronavirus.
Infine, il momento più intenso. Il Papa che, con l’Ostensorio in mano, davanti al portale della Basilica Vaticana, impartisce la sua benedizione “Urbi et orbi”. Di fronte ad una Roma vuota, in cui, al posto delle voci di masse caotiche di turisti, risuonano solamente le campane, il ticchettio della pioggia e le sirene delle ambulanze. È la benedizione più solenne che il Papa possa impartire, di solito riservata alle feste. Questa volta, invece, ha assunto un tono decisamente più mesto. Senza, però, perdere la sua solennità. Un’immagine che porta con sé una forza tale che di sicuro rimarrà impressa nelle memorie di tutti, credenti e non credenti.
Facebook Comments