Si è conclusa ieri sera la consultazione popolare proposta dal Movimento 5 Stelle, che ha chiesto ai suoi elettori di esprimersi riguardo al caso della Diciotti, che vede coinvolto il ministro dell’Interno Matteo Salvini. La base pentastellata ha potuto esprimere la propria preferenza online, sulla piattaforma Rousseau, il vessillo della “democrazia popolare” sbandierato dal Movimento. I risultati sono chiari: per il 60% dei votanti Salvini ha agito per interesse supremo dello Stato, e quindi in questa direzione andrà il voto dei senatori pentastellati che oggi saranno chiamati a scegliere nella giunta per le immunità di palazzo Madama.
Ad onor del vero, le polemiche riguardo a questa consultazione sono state tante. In primis è lo stesso Beppe Grillo, fondatore del Movimento 5 Stelle. “Se voti Sì vuol dire No. Se voti No vuol dire Si. Siamo tra il comma 22 e la sindrome di Procuste!”, scrive su Facebook citando il romanzo “Comma 22” di Joseph Heller, per il quale “chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo”. E dubbi riguardo alla piattaforma popolare sono espressi anche dalla senatrice pentastellata Paola Nugnes, secondo cui la formula non è chiara e “bisogna fare uno sforzo per non votare diversamente dalle proprie intenzioni”. La senatrice intende votare sì oggi alla giunta, e non ritiene vincolante l’esito della piattaforma Rousseau. Essa, infatti, “può essere utile per questioni interne al partito, che è un ente privato, per definizione, ma per questioni che interessano tutta la popolazione e che ricadono su tutto il Paese occorre una piattaforma pubblica indipendente e terza cui possono avere accesso tutti gli aventi diritto al voto”. La senatrice, inoltre, a Repubblica, spiega che “il quesito deve essere veritiero, cioè deve contenere anche la valutazione di un interesse pubblico preminente”. Ma “non basta dire ‘interesse pubblico’ senza spiegare ‘in rapporto a cosa’. Valutazione che invece viene richiesta ai senatori della Costituzione”. “È stato preminente – si chiede infine la Nugnes –, questo presunto interesse pubblico, rispetto al diritto costituzionale alla libertà delle persone che erano confinate a bordo della nave?”.
Ma, polemiche a parte, i sostenitori del Movimento 5 Stelle si sono espressi. E i risultati parlano chiaro. I vertici grillini hanno chiesto se la decisione di Salvini, condivisa dal Governo, di negare lo sbarco al porto di Catania di 173 migranti a bordo della nave Diciotti, per cui il ministro è accusato di sequestro di persona, sia avvenuta per la tutela dell’interesse dello Stato. Per 30’948 iscritti alla piattaforma, pari al 59,05% dei votanti, il ministro dell’Interno ha difeso l’interesse dello Stato. Per i rimanenti 21’469 elettori, pari al 40,95%, Salvini non avrebbe dovuto godere dell’immunità. Questa seconda ipotesi sarebbe stata coerente con la linea del Movimento, che da sempre considera l’immunità parlamentare un “privilegio della casta”. Ma stavolta la linea è stata completamente ribaltata, e la piattaforma online ha stabilito che i senatori pentastellati dovranno votare No. “Con questo risultato i nostri iscritti hanno valutato che c’era un interesse pubblico nella vicenda Diciotti e che era necessario ricordare all’Europa che c’è un principio di solidarietà da rispettare”, commenta il leader del Movimento Luigi Di Maio su Facebook. “Sono orgoglioso – aggiunge – di far parte dell’unica forza politica che interpella i propri iscritti, chiamandoli ad esprimersi”. Salvini, invece, non ha commentato i risultati, ma fin da subito si è detto tranquillo. “Gli italiani sanno che ho fatto il loro bene, difendendo i confini e la sicurezza nazionale”, spiega su Facebook.
Alla riunione della giunta per le immunità che si riunirà oggi al Senato, dunque, il ministro dell’Interno potrà contare sui voti della Lega e del Movimento 5 Stelle. Ai no, inoltre, si aggiungono anche Forza Italia e Fratelli d’Italia. Voteranno sì, invece, le forze di opposizione. Per Pietro Grasso (LeU), infatti, è preoccupante che il fine politico “non preveda valutazioni sui mezzi per raggiungerlo. È pericolosa questa deriva”. Per il dem Maurizio Martina, invece, “il Movimento ha scelto di scaricare le responsabilità sui militanti, invece di prendersi l’onere delle decisioni”. Opinione rilanciata da Roberto Speranza (LeU), per il quale “finora la propaganda del movimento 5 Stelle diceva ‘uno vale uno’. Vale a dire che non importa se sei ministro, parlamentare o cittadino devi sempre essere giudicato. Così i 5 Stelle perdono la loro credibilità”.
Salvini, dunque, salvo sorprese, dovrebbe essere salvo. E la giunta per le immunità dovrebbe liberarlo dal processo impiantato dal tribunale dei ministri di Catania. Chi esce sconfitto, invece, è certamente il Movimento 5 Stelle. Nonostante i vertici sostengano il contrario. “Non esiste la base. Ci sono gli attivisti. E loro capiscono”, spiega Mario Giarrusso. Anche perché, come dichiara il collega Francesco Urraro, la decisione “farà riferimento alla linea governativa, al contratto di governo”, votato anche da loro. Il Movimento, tuttavia, potrebbe perdere di credibilità per quei sostenitori che sinora hanno apprezzato il contrasto e la negazione dell’immunità nei confronti dei personaggi politici. Per quanto riguarda il Governo, invece, nulla dovrebbe cambiare. Tanto dal fronte della Lega quanto da quello pentastellato, infatti, la sua tenuta non è affatto messa in discussione, ed è ratificata dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. (L’UNICO)
Francesco Amato
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