Disneyland chiude per la pandemia, 200 italiani bloccati in America

Walt Disney chiude il lunapark di Orlando per la pandemia e licenzia 200 giovani italiani, che ora si trovano bloccati, senza alloggio e senza tutele.

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Il castello di Disneyland a Orlando (USA)

di Sveva Musumeci

Sono numerosi gli italiani bloccati in questo momento ad Orlando. Nello specifico, si tratta di 200 giovani che sono stati licenziati dal noto parco giochi Disneyland negli Stati Uniti. Lo scorso 6 aprile, la direzione di Disneyland ha informato i ragazzi del licenziamento, invitandoli a lasciare entro il 17 aprile gli appartamenti in cui soggiornavano, poiché di proprietà dell’azienda.

A rendere nota la questione è stato il giornalista Gabriele Parpiglia in una diretta sul suo profilo Instagram andata in onda il 13 aprile, insieme ad alcuni dei ragazzi coinvolti. I giovani hanno esposto la loro situazione, dichiarando di trovarsi in una posizione difficile, in cui emergono la paura e la delusione di essere abbandonati, poiché, se non riusciranno a trovare un modo per rientrare in Italia, si ritroveranno senza un alloggio.

In un successivo video, visibile nel profilo del giornalista, parla Andrea Venditti, il quale fa chiarezza sul fatto accaduto affermando che, in seguito alla comunicazione ricevuta, sono pochi quelli che sono riusciti ad acquistare un biglietto aereo ad un prezzo economico. Poi “i voli Alitalia – ricordiamo, unica compagnia a garantire il rimpatrio – sono arrivati a soglie di 1800-2000 dollari in classe economy”.

Intanto la Farnesina avrebbe accolto la richiesta dei ragazzi licenziati da Disneyland, mettendosi anche in contatto con la compagnia aerea, che avrebbe messo a disposizione un aereo al prezzo di 400.000 dollari da dividere tra i 200 ragazzi, dichiara Andrea Venditti. Ma anche questa situazione è stata declinata dai giovani che, non potendosela permettere, hanno deciso di intraprendere un’ulteriore strada.

Attualmente, dichiara il ragazzo in contatto con il Ministero degli Esteri, non ci sono progressi e, se non si troverà una soluzione, dal 17 aprile questi giovani si troveranno senza una casa, all’estero e senza tutela, scadendo anche l’efficacia dell’assicurazione medica.

In questo momento assai difficile l’Italia deve essere unita, e chiedere l’immediato rimpatrio dei ragazzi, che, pur non potendosi permettere il biglietto aereo per via dei costi eccessivi, hanno il diritto di tornare nel loro Paese.

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