Elezioni europee: la Lega stravince, crollo Movimento 5 Stelle

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Le elezioni europee hanno restituito diversi responsi: uno fra questi è sicuramente la vittoria della Lega che con il suo 34,33% ha raddoppiato i consensi rispetto alle politiche.

Questa tornata elettorale ha visto anche il recupero del Partito Democratico rispetto alle ultime elezioni politiche che ha segnato un 22,69% (ma un crollo di quasi 20 punti percentuali rispetto alle ultime europee) e una brusca frenata del Movimento 5 Stelle che comunque tiene botta nel Sud Italia.

Il PD potrebbe aver recuperato i voti di tutti quelle persone che avevano votato per il Movimento alle ultime elezioni, molti di questi già ex elettori PD, arrivando primo in alcune città, fra cui la Capitale, dove il Movimento guidato da Luigi Di Maio non va oltre il 20%.

Fra chi ha superato la soglia del 4% troviamo Forza Italia con il suo 8,7%, nonostante l’ennesima scesa in campo di Silvio Berlusconi e Fratelli d’Italia con il 6,46% delle preferenze, un traguardo giudicato storico dalla sua leader Giorgia Meloni.

Fra coloro che non ce l’hanno fatta spicca +Europa, La Sinistra e altri partiti, sia di destra che di sinistra.

Il Leader della Lega, Salvini, alla luce del successo elettorale del suo partito auspica una revisione radicale dei trattati europei e dei suoi stringenti vincoli economici, fra cui il parametro del 3% perchè “in Europa bisogna rivedere le politiche sulla crescita” e uno stimolo fiscale alla Trump per far ripartire l’economia: meno tasse (sia per chi domanda che per chi offre lavoro) vuol dire più consumi e quindi aumento della domanda interna che mediante i moltiplicatori fa aumentare la produttività (ferma in Italia da più di 20 anni) e del reddito dei cittadini.

A nostro parere servirebbe anche una riforma della BCE che si faccia prestatrice di ultima istanza in modo da calmierare i tassi di interesse sui titoli di Stato e facendo si che i Paesi europei non siano sotto la pressione perenne dei mercati finanziari, oltrettutto si libererebbero ingenti risorse da destinare alla copertura della clausola di salvaguardia affinchè l’IVA non aumenti (proprio in questi giorni il Ministro dell’Economia Giovanni Tria aveva dichiarato che la BCE deve affrontare il tabù della mancata monetizzazione dei deficit).

Secondo alcuni economisti fra cui l’indiano Ashoka Mody, Visiting Professor di Politica Economica Internazionale e Professore di Affari Pubblici Internazionali alla Princeton University, le politiche monetarie della BCE sono fallimentari perchè sono volte a combattere l’inflazione anche quando è solo un fantasma e i suoi limiti strutturali non le consentono di intervenire in maniera autorevole sui mercati, cosa che invece è avvenuta nel 2011 ma solo grazie al famoso discorso del Governatore Mario Draghi con il suo “Whatever it takes” a cui successivamente è seguito l’utilizzo di strumenti di politica monetaria non convenzionale.

Per evitare tutto ciò, occorre riformare lo Statuto della BCE nel seguente modo:

  • i Paesi dell’area devono rifondare la loro economia sull’interesse pubblico, che significa spendere a deficit per creare posti di lavoro e servizi;
  • La Banca Centrale Europea dovrà perseguire diversi obiettivi oltre a quello della stabilità dei prezzi, rinunciando però sia a definire un contenuto numerico agli obiettivi stessi sia ad alcun ordinamento gerarchico. I diversi obiettivi da perseguire sono:
    – l’elevata occupazione;
    – un tasso di crescita sostenuto del Pil;
    – la stabilità del sistema finanziario;
    – la riduzione della volatilità dei tassi di interesse a lungo termine.
  • La politica monetaria dovrà contemplare anche l’utilizzo (non eccessivo) delle svalutazioni competitive, altrimenti per essere competitivi si dovrà sempre svalutare il fattore lavoro, togliendo diritti su diritti ai nostri lavoratori;
  • La dimensione della spesa pubblica deve essere coerente con l’interesse pubblico;
  • Separazione bancaria: da una parte le banche commerciali, ossia le banche nate per come le conosciamo: erogare credito alle famiglie, alle imprese; dall’altra le banche speculative, coloro che vogliono arricchirsi speculando in borsa; attualmente i vostri soldi vengono usate dalle banche anche e soprattutto per giocare in borsa, ossia il ripristino della legge bancaria del 1936, la cosiddetta legge Glass – Steagall;
  • Agevolazioni per i prodotti realizzati in territorio nazionale:
    – aliquota IVA 22% / 18 % se Made in Italy
    – aliquota IVA 10% / 7 % se Made in Italy
    – aliquota IVA 4% / 2% se Made in Italy

Se la crescita economica rimarrà debole, allora il Consiglio Direttivo, seppur con qualche malumore, sarà costretta a prendere in considerazione una riforma radicale dell’assetto della BCE, perchè sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico.

Stefano Mastrillo

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