di Riccardo Corsetto

Gentilissimo Luca Colombo,
lei è amministratore delegato di Facebook Italia, e questa mia è una lettera aperta al vostro social. Da anni rappresentate una piazza virtuale su cui milioni di cittadini italiani e del mondo affidano i loro pensieri, le loro emozioni, le loro opinioni. A volte dando il meglio di sé, molte volte il peggio. Caratteristica naturale dei social è consentire anche ai più inibiti emotività altrimenti represse che generano a volte quel cortocircuito che conosciamo col fenomeno haters. Per questo, a volte, fate bene ad arginare violenza e mistificazione, e avete giustamente inserito al vostro, (al nostro) social, policy di buon comportamento e termini di utilizzo.
Da 24 ore però Facebook Italia mi ha bannato per aver ricordato eroi italiani. Sono iscritto all’ordine dei giornalisti dal 2001, da quando ho compiuto 20 anni, e ho subito una manciata di indagini della Procura con l’ipotesi di diffamazione a mezzo stampa, tutte finite con l’archiviazione a mio favore. Ho un processo pendente dal quale mi sto difendendo, per aver scritto articoli sulle presunte frodi elettorali ai danni del Presidente statunitense Donald Trump. Ne uscirò anche stavolta. E sa perché? Conosco bene i limiti che la Costituzione italiana e il diritto naturale impongono alla mia libertà di pensiero. Nonostante questo, in 41 anni di vita, non sono mai stato censurato da nessuno. I primi siete voi di Facebook, e la cosa mi umilia. Non per ego personale, sia inteso, ma per amor di patria.
Trovo inqualificabile, offensivo, pericoloso il blocco imposto per aver postato la foto che ritrae i militari del 185° Reggimento Folgore, che nella Battaglia di El Alamein, tra l’ottobre e il novembre del 1942, si immolarono nel deserto d’Africa non accordando la resa al nemico.

La Storia è talmente nota che non occorre rievocarla. Una storia di coraggio ed elevazione che rese quello sparuto gruppo di uomini, di italiani, come italiani siamo io e lei, praticamente immortali come i legionari di Leonida alle Termopili. Credo lei sappia che parliamo di uomini entrati nella dimensione del Mito, oltre la Storia. Ma un Mito che ha il pregio di essere documentato. Non tutti lo sono.
Allora le chiedo perché? Perché Facebook odia tanto le opinioni e la sana memoria, e sposa la causa della libertà e della democrazia accoppiandosi con la censura? Quale controsenso è il vostro? La foto censurata recava un messaggio di preghiera. Glielo riporto: “Dio preservi il ricordo dei Leoni della Folgore”.
Perché mai la memoria di italiani che non si sono inginocchiati nemmeno davanti alla morte, dovrebbe fare così paura al vostro colosso social? Qualcuno mi fa notare che potrebbe c’entrar qualcosa l’apologia di fascismo. Ma non c’entra nulla. So bene – me lo hanno spiegato – che voi affidate a degli algoritmi selettivi, non propriamente a uomini pensanti, le maglie della vostra censura su milioni di utenti. Ma io non credo sia avvenuto questo stavolta. Perché nel testo del post non compariva nessuna parola incriminabile. Non è accaduto un fatto assimilabile alla censura dell’avventore che recensì negativamente il ristorante per una “ricetta di finocchi ai ferri”. L’equivoco dell’algoritmo non c’entra. Qui c’entrano gli uomini pensanti che lavorano per voi. I Leoni della Folgore sono stati censurati da una persona del vostro staff. Un vostro impiegato ideologizzato, so che li scegliete spesso con una particolare inclinazione politica, atta a decidere cosa è giusto o sbagliato pensare. Cosa è bello e cosa è brutto. E, da giornalista, da cittadino, da uomo e da italiano libero, le dico che non state rendendo un servizio ai vostri utenti.

Tanto più – la Storia è stranota – gli uomini che ricordavo nel post, quelli che morivano per non arrendersi all’impegno assunto con il proprio Paese, giusto o sbagliato che fosse, furono insigniti della medaglia d’oro al valore militare, non dal Fascismo, e nemmeno da Mussolini, ma, pensi, da un governo democratico, nel 1962, il cui presidente del Consiglio si chiamava Amintore Fanfani. Non proprio un fascista.
Quello che dovreste sapere è che quegli uomini sono ormai universalmente riconosciuti, da ogni parte politica, e dalla storiografia tutta, così come dalle autorità politiche e nazionali che li combatterono sul campo, come degli eroi, capaci di gesta oltre l’umano, e degni di ammirazione universale. Allora perché Facebook Italia ne teme il ricordo? Censura la storia e il diritto alla memoria?

Cosa c’è di offensivo nel ricordare i nostri figli migliori, morti per un ideale superiore, votati alla bella morte piuttosto che alla bella vita? Cosa vi terrorizza di questi esemplari campioni di qualità umane e sovrumane, un po’ uomini un po’ dei, che sopravvivranno al tempo e alla nostra caducità disgraziata? Alle nostre sterili polemiche e sterili censure? Me lo dica, se lei è un italiano e ama, come credo, la storia, la libertà e la verità.
riccardo.corsetto@gmail.com
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