Gabrielli: “Sono quattro le periferie di Roma con più criticità”

Il capo della polizia ha tenuto una conferenza stampa per parlare della sicurezza di Roma, in riferimento alla criminalità ma anche a possibili atti terroristici.

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I reati sono in calo, ma il tasso di criticità resta comunque molto alto. E’ questo il quadro esposto da Franco Gabrielli, Capo della Polizia, che nel corso di una conferenza stampa ha parlato delle condizioni di degrado in cui versano molte zone della capitale, con particolare attenzione alle periferie.

Le periferie che registrano il maggior numero di criticità sono quattro, ossia: San Basilio, Tor Sapienza, Ponte di Nona e Tor Bella Monaca. Sarebbero queste le quattro aree più pericolose della capitale, per via della forte presenza della criminalità comune e organizzata.

Questi quartieri infatti sono riconosciuti centri di spaccio e di passaggio della droga, che riforniscono non solo i consumatori abituali ma anche quelli occasionali. Si parla infatti di “droga della movida”, e che rifornisce solo i migliaia di giovani che popolano le serata della capitale.

Sempre parlando delle periferie, Gabrielli ha spiegato che le attività in questi quartieri si concentra appunto nel tentativo di individuare e sventrare le organizzazioni di spaccio di droga, che sono la principale fonte di criminalità nelle zone. In secondo luogo, c’è il contrasto alla occupazioni abusive.

Gabrielli ci tiene anche a sottolineare che comunque i reati sono in calo, e che dal 2015 si sono verificati circa il 15% di reati in meno. Inoltre, parla di un sistema di controllo vigile e presente, ad intendere che le attività di controllo sul territorio sono sempre attente.

Ultima chiosa è dedicata all’ipotesi terrorismo: “Vorrei trasmettere un messaggio, come dice il ministro dell’Interno, di sicurezza tranquilla. Ci deve essere la consapevolezza che il rischio c’è, che determinati fatti possano coinvolgere il nostro Paese, che ci sono degli apparati di sicurezza che stanno lavorando e i risultati ci dicono che funzionano e – conclude Gabrielli – la gente deve continuare a vivere la propria vita“.

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