Helicopter money e poi via dall’Euro

Solo il riacquisto della sovranità monetaria consente di fatto l’attuazione di politiche economiche compiute, autonome, rapide a reale beneficio del benessere del proprio popolo, soprattutto per gli stati che stanno peggio in relazione agli attuali assurdi parametri e vincoli EU

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La sede del Parlamento Europeo a Bruxelles.

di Vittorio Latorrata

Adesso esiste la EU con i suoi inefficienti e inefficaci meccanismi di funzionamento. Adesso esiste una emergenza sanitaria che necessita di numerosi ricorsi alle strutture di terapia intensiva. Adesso iniziano a farsi sentire gli effetti economiche di questa crisi. La terapia intensiva a livello economico non può che essere un ricorso all’uso dell’Helicoptern money, per dare respiro immediato, rapido e diretto a famiglie e imprese. Questo l’italia deve richiederlo con forza ai tavoli europei con un aut aut…” O Helicopter money o l’Italia esce”, e se esce l’Italia la UE crollerà brutalmente. Siamo in tempo di guerra, non c’è spazio a lunghe negoziazioni inefficienti, bisogna decidere in fretta per salvare la vita di chi anche sopravvivrà al virus e dovrà fare i conti con la mancanza di liquidità per soddisfare i propri bisogni primari. E, allo stesso tempo, abbiamo la responsabilità di guardare avanti per delineare un modello europeo che preveda un “ritorno alle origini che faccia tesoro delle esperienze fatte fino ad oggi”.

SERVE UN’ALTRA EUROPA

Un’altra Europa in cui tutti gli stati membri riacquistino la propria sovranità monetaria, meglio se di comune accordo e se cio’ non fosse possibile unica strada sarà ITALEXIT.

Solo il riacquisto della sovranità monetaria consente di fatto l’attuazione di politiche economiche compiute, autonome, rapide a reale beneficio del benessere del proprio popolo, soprattutto per gli stati che stanno peggio in relazione agli attuali assurdi parametri e vincoli EU. Politiche in cui lo Stato sovrano possa impiegare tutte le risorse necessarie per sostenere famiglie e imprese in questa incalzante crisi economica, senza avere la paura dello spettro del debito pubblico.

Una Europa in cui gli stati diano priorità allo sviluppo della domanda interna, alla nazionalizzazione delle produzioni strategiche, al sostenere le decisioni dei propri imprenditori nel produrre internamente e non delocalizzare, agli aiuti di Stato ove necessario.

Una Europa, con stati sovrani, in cui non ci sia competizione tra stati, ma che sia realmente solidale e cooperativa e metta a fattor comune gli interessi transnazionali per una crescita comune e paritaria nell’ambito di temi come la ricerca, la scienza, ecc. Una Europa in cui si potrà de facto mantenere la sostanziale libera circolazione di persone e merci, avendo come riferimento e punto di partenza l’accordo esistente ad oggi tra Confederazione Elvetica e attuale EU. Quindi adesso terapia intensiva economica e poi, un’altra Europa.

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