La Lega e la Russia: la politica italiana è diventata un teatrino

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Che la politica italiana sia oramai divenuta una specie di teatrino, dal quale ci si possano aspettare sorprese e colpi di scena d’ogni genere e tipo è oramai, cosa risaputa. Ma che, alle volte, certe novità superino anche la più fervida immaginazione, arrivando a delle uscite mirabolanti, a mò di fuochi pirotecnici, può lasciar abbasiti anche i più avvezzi ed esperti analisti di italiche cose. L’ultima di queste uscite riguarda il nostro vicepremier e Ministro degli Interni, nonché segretario della Lega, Matteo Salvini, accusato (assieme all’intera dirigenza leghista…) di essersi fatto sovvenzionare dalla putiniana Federazione Russa a suon di soldoni.

Questa mirabolante scoperta, è stata annunciata e strombazzata, nientepopodimenoche,  dalle pagine del blasonato e progressista “L’Espresso”, da un’inchiesta che prende il via da varie dichiarazioni “spontanee” , rilasciate a proposito di presunte riunioni di esponenti della Lega con altrettanti rappresentanti del mondo politico russo, durante le quali, sarebbe stata decisa una massiccia erogazione di fondi a favore dei primi. Ora, una cosa è che, certe accuse, (tra l’altro sinora non corroborate da alcuna pezza di appoggio, sic!) vengano profferite da qualche sprovveduto appartenente ad un qualsivoglia circolo parrocchiale, altra che, invece, provengano da chi, guarda caso, ha per decenni convissuto ed interagito in un rapporto di perfetta osmosi e sinergia con una delle due Superpotenze che dominavano lo scenario geopolitico, nel passato secolo 20, come nel caso dei rapporti tra la defunta Unione Sovietica ed i suoi italici referenti del fu PCI, poi PDS-DS-PD.

Ora, per carità, qui nessuno intende profferire accuse senza prove certe ma, una cosa è certa: quello che, sino alla caduta del Fascismo era un partito minoritario e scissionista, assurge in pochissimo tempo alle dimensioni di forza politica nazionale, con un imponente radicamento strutturale e territoriale. Questo, mentre Palmiro Togliatti, se ne stava a Mosca alla corte di Stalin con il quale (nonostante le sanguinose “purghe” staliniane, che colpirono non pochi esuli antifascisti riparati in URSS, con il silenzio-assenso del “migliore”, sic!) al suo ritorno da Mosca, i rapporti continuarono idilliaci come non mai, anche quando, defunto il dittatore georgiano, nel 1956 si verificò la vergognosa invasione sovietica d’Ungheria che ricevette, l’altrettanto vergognoso, plauso del Pci, il quale, nel frattempo, vedeva aumentare i propri consensi elettorali ed il proprio peso politico sullo scenario nazionale, sino al proprio momento apicale, costituito dal berlingueriano “compromesso storico”.

La stessa formula di “eurocomunismo”, sembrò rappresentare più un acuto stratagemma politico, piuttosto che una reale rottura con la “casa madre” sovietica. Il tutto, con il supporto di una organizzazione territoriale tale, da non poter lasciare esente un qualsivoglia attento osservatore, da sospetti, poi resi più solidi e reali dal famoso “Dossier Mithrokin” e dalle dichiarazioni di Bettino Craxi alla Camera, all’indomani della sua messa in stato di accusa. Per quanto riguarda il famoso dossier, esso non fu mai, stranamente, oggetto di più approfondite indagini  né le dichiarazioni di Craxi portarono ad alcunché, né, agli inizi di Tangentopoli, l’arresto del famoso esponente Pci, Primo Greganti, sortì effetto alcuno.

Altrettanto strana, risulta essere la vicenda del Pci, posteriore al dissolvimento della Cortina di Ferro che, nel generale dissolvimento dei vari partiti comunisti occidentali, ha finito addirittura con l’assurgere al ruolo di interlocutore di privilegio degli esponenti “democrat” d’Oltreoceano più in vista, da Hillary Rodham Clinton, allo stesso Obama. Tutte “strane” coincidenze che potrebbero farci ipotizzare tante belle cose ma che, in mancanza di prove e di accertamenti in tal senso volti, possono unicamente esser viste, specialmente per quanto riguarda le vicende post-caduta del muro, quali frutti di opportunistiche scelte di campo e, nulla più.

Allo stesso modo, nella vicenda del “Russiagate” all’italiana, non esistono prove ma, unicamente “scilicet/si dice”, ovvero pure e semplici illazioni, tra l’altro basate su un inconsistente impianto accusatorio, visto che a far da tramite ( a dire delle accuse…) tra i leghisti e gli esponenti del governo russo, sarebbe stato un Presidente Enel di nomina renziana e pertanto ben difficilmente accusabile di simpatie leghiste… Lo stesso aver simpatia ed esprimere solidarietà nei riguardi dell’azione politica e dei principi che la animano, di uno stato estero, non può e non deve comportare l’automatica sponsorizzazione da parte di ques’ultimo.

Si tratta di scelte di campo o prese di posizione politiche, che rientrano nel pieno diritto di scelta dell’azione di una qualsivoglia forza politica, in un ambito democratico. Una fake new estiva, a tutti gli effetti, sembra essere, pertanto, questa notizia che, però, non ci deve distogliere da un’altra, ben più grave, considerazione. L’Italia è, ad oggi, un paese a sovranità limitata. Siamo arrivati al punto che, la stessa azione di un esecutivo eletto a furor di popolo, è fatta oggetto di tentativi di condizionamento attraverso un’azione giudiziaria che, in questo modo, va perdendo quella caratteristica di imparzialità che le dovrebbe appartenere, per assumere, invece. una sinistra valenza intimidatoria. Il messaggio che si ricava da tutta questa vicenda, è questo.

L’Italia è ahimè, ancora soverchiata da una struttura di potere sovra istituzionale ( e sovra nazionale, sic!) che tutto cerca di condizionare e manipolare, cercando di impedire qualsiasi cambiamento che sia al di fuori dei parametri del “politically correct”, togliendo qualsiasi forma di agibilità politica a chi non sia ad esso gradito, sia attraverso una sua costante ostracizzazione e “damnatio” mediatica, che attraverso il ricorso alla sua criminalizzazione de facto, attraverso l’azione giudiziaria vera e propria.

salvinile tutto, in barba ai tanto decantati “sacri principi” della nostra costituzione. Ci rimane, pertanto, far tesoro di questa amara riflessione ed agire di conseguenza, denunciando e smascherando i continui tentativi della Dittatura Occulta, di reprimere, condizionare  ed intimidire chi, come la maggioranza degli italiani stufa di un certo andazzo, non vuole più accettare di conformarsi ai suoi “desiderata”. E stavolta ne va della libertà di tutti noi.

Umberto Bianchi

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