Sicuramente nella vita una delle cose più sgradevoli a constatarsi ed a provarsi è l’umana ingratitudine. Magari il presentarsi con i migliori intenti, credendo un amico ed un fido alleato il tuo interlocutore, e dopo una seduta di affettuosi convenevoli e salamelecchi, appena girate le spalle per uscire dalla porta di casa, ricevere un bella stilettata tra le scapole, proprio da chi tanti sorrisi e convenevoli ti aveva riservato.
È, in sintesi, quanto accaduto al vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, recentemente recatosi in quel degli Usa in visita ufficiale, ricevuto in pompa magna dal Segretario di Stato, Mike Pompeo. Dai sorrisi, dalle strette di mano, dalle belle parole, il Matteo Nazionale credeva di aver incontrato un alleato, un altro fido sovranista con cui condividere percorsi e battaglie ad ampio raggio. E invece no. Appena tornato dagli Usa, ecco il fido Pompeo, con l’occasione della giornata mondiale del rifugiato, sciorinare una bella pagellina di voti e votacci elargiti a destra e a manca a tutti i paesi, riguardo a come ciascuno tratta in casa propria i poveri “migrantes”. E, sorpresa, ci annuncia che l’Italia risulta esser stata declassata, perché considerata “inaffidabile” in quanto a standard umanitari…
Ora, per carità, siamo in democrazia e ognuno dovrebbe esser libero di dire e pensarla come gli pare, ma certe accuse ci sembrano veramente improprie e inadeguate, specialmente se proferite da chi rappresenta un paese che, alla faccia del buonismo e della democrazia, ha causato due milioni e mezzo di morti in quel dell’Iraq, a causa di una guerra scatenata in nome di accuse rivelatesi poi infondate. O che dire degli “umanitari” bombardamenti al napalm in Indocina o, magari, dei vari interventi diretti o meno in quel dell’America Latina, per far da sponsor a sanguinari e reazionari regimi militari. Se poi vogliamo proprio attardarci su razzismi vari, bisognerebbe rammentare a qualcuno che sino al 1964 negli Usa vigeva un silenzioso apartheid verso gli afro-americani, che causò la morte di un certo Martin Luther King. E ad oggi la situazione sembra non esser così mutata, visto che, di quando in quando, la polizia Usa non esita a far fuoco su giovani di colore, senza neanche chieder il perché ed il percome. E, se proprio vogliamo tombare l’argomento, basterebbe ricordare il colossale muro di frontiera tra Messico ed Usa, che tante polemiche ha scatenato…
Nel rimanere fermamente convinti che in casa propria ognuno possa fare come meglio crede, in nome della Santa Sovranità, non accettiamo però pagelle e pagelline, sciorinate senza tener conto della miope ed ingiusta ospitalità, negli ultimi anni, in casa nostra accordata a migliaia e migliaia di stranieri che non ne avevano né titolo né diritto alcuno. Ospitalità, tra l’altro, elargita con i soldi dei contribuenti. Un fatto che, invece, sembra esser dimenticato ed ignorato dai vari “maestrini” di turno, Onu inclusa. In un altro recentissimo rapporto, anche i Signori del “Palazzaccio” di vetro si sono peritati a conferire pagelle di solidarietà qui e lì. Sparando nuovamente a zero contro l’Italia, messa alla gogna e minacciata di denuncia per il trattamento, a loro dire disumano, che il nostro Paese del Bengodi (per gli altri, chiaramente…) avrebbe riservato ai “migrantes/invasori”.
Ora, anche qui bisognerebbe guardare da quale pulpito viene tale predica. Il Terzo Mondo intero, da troppo tempo ormai, è vittima di un generale susseguirsi di situazioni di grave disagio politico ed economico, che trovano la loro origine nelle criminali ricette economiche neoliberiste, imposte a quei paesi da istituzioni come il FMI che, dell’Onu (e dei Poteri Forti, sic!) è il braccio armato e che hanno ulteriormente accentuato miseria, sperequazione e degrado ambientale, molto spesso alla base della fuga da quei paesi di persone ingannate e traviate con l’illusione di trovare da noi ciò che da loro non c’è.
Disturba veramente che a far certi discorsi ed a sparare certe accuse siano personaggi che, con la miseria altrui, ci campano e ci magnano alla grande. L’Onu, un po’ come Bruxelles, è una specie di carrozzone, di multicolore circo equestre, mantenuto con i quattrini dei poveracci di mezzo mondo. Impiegati strapagati, titoli onorifici, cariche e prebende distribuite a cani e porci. Uno scenario di totale inettitudine, a cui fa da sfondo una pressoché totale incapacità di gestire le varie crisi che qui e là insorgono per ogni dove.
Crediamo sia giunto il momento di farci rispettare e, specialmente, far rispettare le nostre scelte di politica interna a livello internazionale. Non è solo un fatto di infantile orgoglio, ma la necessità, epidermicamente sentita e percepita dalla maggioranza degli italiani, di un decisivo cambio di rotta in tante, troppe cose, e che ora è giunto il momento di iniziare con decisione. Che la cosa possa piacere a “qualcuno” o meno.
Umberto Bianchi
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