Camminando tra le vie del centro di Roma, attorno a Montecitorio, per andare a sentir parlare la Meloni e Matteo Salvini, sinceramente non mi aspettavo di trovare tutta quella gente. Una massa di persone che cercava di avvicinarsi alle sedi istituzionali, in modo pacifico ed ordinato. Una massa, stavolta non inquadrata in cortei, con striscioni e accompagnamento di slogan, né costituito da giovani schiamazzanti. Stavolta, a sfilare, tanta gente di mezza età, casalinghe, professionisti, pensionati. Il popolo, la gente, stavolta, ha detto la sua, ha fatto sentire la sua voce.
Inizialmente Polizia e Carabinieri, dietro sollecitazione di chi, da dentro il Palazzo, vedeva in quella folla una minaccia alla propria integrità, formavano una serie di cordoni per impedire l’accesso a Montecitorio, ottenendo il solo risultato di surriscaldare ed esacerbare gli animi dei manifestanti. Alla fine, i varchi sono stati aperti ed una grande e pacifica massa ha raggiunto Montecitorio e le vie attorno. Una massa fatta da gente normalissima, dicevamo, gente di quel popolo che, stanco di soprusi e giochetti di palazzo, ha deciso di far sentire la propria voce.
Nulla di eclatante, sicuramente ma un primo, deciso segnale di un forte malcontento collettivo, che non può e non deve esser sottovalutato o ridotto alla stregua di una mobilitazione di partito. Stavolta, a parere di chi scrive, il segnale è stato lanciato in direzione di tutta la politica e di tutti gli schieramenti. Se, da una parte, il nuovo ed ulteriormente non eletto esecutivo è stato oggetto degli strali e dei lazzi dei convenuti in piazza, dall’altra lo scontento sembra aver avuto per oggetto la politica in genere e le sue manovre di palazzo. Lega e Cinque Stelle si sono fatti interpreti di un sempre maggior desiderio, da parte dell’opinione pubblica, di poter intervenire direttamente nei principali processi decisionali della vita del nostro Paese. Al pari del varo di questo inedito ed ibrido esecutivo, la gente non ha mandato giù la decisione di staccare la spina al vecchio governo e, come nulla, la vibrante protesta davanti a Montecitorio, potrebbe rapidamente trasformarsi in un incendio contro l’intero ceto politico.
La grave situazione in cui versa il nostro Paese, economica e sociale, non permette più tentennamenti o indecisioni di sorta. Questo esecutivo andrà sicuramente nella direzione contraria a quella degli auspici e delle intenzioni di quello precedente, ingenerando ancor più malcontento. Per questo, ora più che mai bisogna prepararsi ad una ulteriore evoluzione dello scenario politico nazionale, che vedrà la necessità di nuovi gruppi dirigenti, decisi e determinati più che mai, ad invertire la rotta ad un paese lanciato sulla china del declino da decenni di malgoverno e rabberciati governicchi.
E allora è inutile cercare di tarpare le ali al dissenso generalizzato, bloccando le vie di accesso al Palazzo, criminalizzando ed emarginando chi non la pensa allo stesso modo di Lor Signori, rinviando sine die il tanto temuto confronto con le urne. Fatevene una ragione cari Signori, ve lo ripetiamo per l’ennesima volta: il voto a formazioni come Lega e Cinque Stelle (quando ancora dicevano di rappresentare una novità… sic!) ha dato corpo a quella sempre più diffusa istanza di partecipazione diretta ai più importanti processi decisionali della vita di una nazione. Non si possono imporre monete comuni, trattati, invasioni migratorie, politiche di svendita dei gioielli di famiglia a gogò, senza consultare la gente. Accettate il confronto con le urne che, volenti o nolenti, non tarderà a ripresentarsi.
D’altronde, avete avuto decenni a disposizione per dimostrare la vostra attitudine a reggere le sorti del Paese, con i bei risultati che abbiamo sotto gli occhi: un odioso fiscalismo, burocrazia, invasione migratoria, criminalità diffusa, impoverimento generale, incapacità a dare valide risposte alla crisi che ad oggi attanaglia il nostro paese, in preda ad una profonda recessione e ad una decrescita economica senza precedenti. Di fronte a queste ineludibili realtà e ad un diffuso e generalizzato malcontento, sarebbe auspicabile un gesto di dignità politica, che sappiamo non verrà mai. Il sentire della gente, stavolta, è profondamente cambiato, a destra come a sinistra. E certe ingiustizie non vengono più accettate con la italica rassegnazione di una volta. E prima o poi la pubblica opinione presenterà il proprio ineludibile conto. Statene certi.
Umberto Bianchi
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