“Io sindaco di Roma? Fatemi fare una terza età serena. Quando facevo la campagna elettorale per le Europee, a Bagno di Gavorrano, accompagnavo Achille Occhetto e i toscani della Casa del Popolo mi dicevano: Enrico, qua noi si vota per te, non si vota per quelli indicati dalla Federazione. Era una soddisfazione“. Risponde così Enrico Montesano a Riccardo Corsetto, nel programma Exit, in onda ogni martedì su StopEuropa, il think tank dei “sovranisti della moneta”. L’attore e regista romano ha replicato nicchiando alla domanda su un suo presunto coinvolgimento per una lista civica che lo vedrebbe candidato sindaco di Roma.
“Mi sono impegnato già in passato per la mia città, per il mio paese. Mi sono illuso che in Europa si potesse fare qualcosa, ho pagato due anni di contributi che non ho mai richiesto, e mi sono dimesso prima di maturare il vitalizio. Mi sono accorto che noi parlamentari europei non contavamo nulla, andavamo lì per solo per votare. I giochi si fanno nelle commissioni e nel Consiglio d’Europa – ha spiegato l’attore romano -. Noi lavorammo due anni a una direttiva Europea, per TV Sans Frontieres, bocciata poi dalla Commissione. Ci rimasi male, poi ebbi delle coltellate alle spalle. Conveniva mi dicessero: Enrico, noi pensavamo che tu ci portavi i voti e poi te ne andavi dopo tre mesi. E allora me ne sono andato dopo due anni. Oggi non gravo sulle spalle degli italiani, non ho maturato il vitalizio, non l’ho voluto, ho la mia pensione frutto dei miei contributi professionali all’Enpals. Dopo le miei dimissioni, non ero amato né a destra né a sinistra“.

E alla domanda sul Covid il mattatore ha risposto: “È un virus che esiste certamente, io non sono mai stato un negazionista, però credo che sia stato cavalcato politicamente, enfatizzato. Ho visto le foto dei miei nipoti a scuola con i Carabinieri che vigilavano su di loro, credo che i Carabinieri avrebbero tante cose più importanti da fare che essere mandati a controllare i bambini. Torquato il pensionato dice grandi verità: rinunciamo alla libertà per paura della malattia“.
Poi critica l’operato di Zingaretti con una battuta: “Abbiamo comprato mascherine mai arrivate da una ditta di lampadine. Siamo fulminati“. Ma Montesano ne ha anche per Beppe Grillo. A Riccardo Corsetto che gli chiede un giudizio sul comico genovese divenuto politico risponde: “Grillo ha convogliato la protesta, per incanalarla, tranquillizzarla e poi piano piano trasformarla in forza di Governo. Nei suoi spettacoli era straordinario, e questo ci ha coinvolti, faceva delle accuse precise, tanto che io ho partecipato alla Notte dell’onestà, ho fatto video a favore dei 5 Stelle, poi però mi sono fermato, quando ho visto che sulla piattaforma Rousseau era presente un certo signor Enrico Sassoon, imparentato con i Rothschild, personaggi che non so se vengono incontro alle istanze del popolo. Allora mi sono allontanato“.
Sul referendum sul taglio dei parlamentari non ha dubbi. Enrico Montesano voterà no. Perché dice, “non si risparmia tagliando i parlamentari, ma i benefici, riducendo i vitalizi, le indennità e gli stipendi. Perché ci vuole un rappresentante per ogni quota di popolazione. Non bisogna diminuire i parlamentari, ma diminuire semmai i loro privilegi“. E alla domanda sul leader della Lega Matteo Salvini, il comico esprime riserve. “Ho una foto con Nenni, compro ancora l’Avanti. La mia anima socialista è riuscita fuori. Compro anche il Riformista perché noi abbiamo bisogno di riformare questo Paese – spiega -. Alemanno era stata una speranza, poi il disastro. Berlusconi? Una delusione. Con i Cinque Stelle idem. Ecco non vorrei che accadesse la stessa cosa con la Lega“.
Sulla possibilità di tornare alla Lira e uscire dall’Euro il comico è cauto. “Tutti gli italiani amano la Lira – dice –, il mio Torquato il pensionato vuole tornare alla Lira. Ma uscire di colpo dall’Euro non so se è possibile e se ci conviene. Certo non sono un economista, ma una moneta parallela si può fare. Nella Germania dopo Weimar, fecero una moneta-buono che consentì all’economia di ripartire“. E sull’encomia Montesano propone ricette keynesiane. “Possiamo ripartire facendo come fece Roosevelt: investendo in spesa pubblica“, dice. Corsetto gli chiede anche di vaccini e 5G. Montesano risponde: “La tecnologia e il progresso vanno bene finché non nocciono“. “Non sono un NO VAX, io sono per i vaccini pensati per guarire o per evitare che ci si ammali, noi abbiamo fatto il vaiolo, l’antipolio, l’antitubercolare, sono sospettoso sui vaccini creati per fare soldi – spiega –. Siamo sicuri che oggi molti vaccini non nuocciano? Io ho dei nipoti, possibile che servano tutti questi vaccini? Facciamo quelli davvero utili e necessari“.
Montesano mette ai voti anche il Governo Conte. “Il mio voto a Conte per la gestione della crisi è insufficiente. Ha chiuso in ritardo e quando l’ha fatto non eravamo attrezzati. È il segno che noi italiani non impariamo mai la lezione, noi siamo andati in guerra senza essere attrezzati. Eppure c’era Grillo che si presentava il 15 dicembre con la mascherina – dice -. Abbiamo sbagliato le diagnosi, poi i nostri medici hanno capito che molti morti erano deceduti per embolie diffuse. Il governo ha chiuso i teatri dicendo che erano attività superflue. Ma la cultura non è mai superflua. Ho fatto un’intervista con il professor De Donno, il plasma iperimmune funziona al 100%. Solo che non costa tanto, si può fare e funziona. Ma questi più che pregi sono tre difetti. Per chi vuole inseguire un vaccino“.
Un giudizio arriva anche sulla gestione di Virginia Raggi a Roma. “Il sindaco eredita una situazione pregressa di 30-40 anni fa. Il mio amico Vetere, presidente del centro storico, si vergognava perché non aveva i mezzi per rifare le pavimentazioni. Se Virginia mi chiama come Assessore vado a darle una mano volentieri. Abbiamo platani che nessuno pota, caditoie senza manutenzione. Ci vogliono soldi per fare queste cose? Io credo ci voglia solo organizzazione e una mentalità diversa. Perché non governa il sindaco da solo – aggiunge il comico romano -. Nelle amministrazioni molta gente viene pagata per il posto di lavoro, ma non per lavorare. È una mentalità distorta che deve cambiare. Il sindaco lo può fare anche il Padreterno, ma poi ci deve essere l’organizzazione, e gente che ama Roma. Ai centri commerciali preferisco i negozi di vicinato. Non abbiamo cura del nostro territorio. Nemmeno della nostra lingua. Noi l’italiano lo stiamo distruggendo“.
Francesco Amato
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