Omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, stalking e distruzione di cadavere: sono questi i reati di cui risponderà domani, davanti al gup, Vincenzo Paduano, il vigilante di 28 anni che il 29 maggio del 2016, in via della Magliana, uccise per gelosia l’ex fidanzata Sara di Pietrantonio, perché non accettava che lei avesse una storia sentimentale con un altro ragazzo.
Sara, studentessa di 22 anni, fu prima tramortita, poi strangolata, quindi data alle fiamme da Paduano che risponde anche per l’incendio dell’auto della vittima cui diede fuoco con una piccola tanica di benzina. Tra le fonti di prova raccolte dal pm, Maria Gabriella Fazi, e dall’aggiunto, Maria Monteleone, che hanno firmato la richiesta di rinvio a giudizio, ci sono anche i post su Facebook scritti dall’imputato due ore prima dell’omicidio (“quando il marcio è radicato nel profondo ci vuole una rivoluzione, tabula rasa. Diluvio universale”).
Dall’inchiesta è emerso con chiarezza come la relazione tra Sara e Paduano, durata un paio di anni tra alti e bassi, si sia poi trasformata in un qualcosa di morboso, degenerato alla fine quando Sara aveva allacciato un nuovo rapporto sentimentale con un altro ragazzo.
Paduano, secondo gli inquirenti, non cessava di perseguitare la ragazza con mail, chat e sms: basta leggerne il contenuto per sostenere la tesi della premeditazione dell’omicidio. Un’aggravante che invece il gip aveva fatto cadere all’indomani dell’interrogatorio di garanzia dell’uomo.
Sara, per la Procura, ha tentato in tutti i modi, fino alla fine, di assecondare le richieste d’incontro dell’ex e di rispondere ai suoi messaggi: aveva paura di lui e lo temeva ma cercava di farlo stare tranquillo. Una cautela che, purtroppo per la ragazza, non è servita a nulla.
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