Petter Eide, supporter del movimento Black Lives Matter, membro del Partito Socialista norvegese, candida esplicitamente al Premio Nobel per la Pace il gruppo che si è reso spesso responsabile di innumerevoli omicidi e atti vandalici contro le minacce “razziste” negli Stati Uniti d’America.
Queste minacce sono rappresentate, secondo i Black Lives Matter, da tutti i cittadini del ceto medio, da chiunque appoggiasse Donald Trump e, più in generale, dalla gente bianca. Ma anche dalla storia e dai monumenti. I BLM, infatti, compiono atti vandalici anche nei confronti di statue e negozi, e violenze fisiche a chi la pensa diversamente o è solamente diverso da loro.
Il parlamentare norvegese spiega in questo modo il motivo di questa scelta: “Assegnare il premio per la pace a Black Lives Matter come la più forte forza globale contro l’ingiustizia razziale invierà un messaggio potente: la pace è fondata sull’uguaglianza, la solidarietà e i diritti umani e tutti i Paesi devono rispettare questi principi fondamentali“.

Questa notizia ha destato molto scalpore in negativo negli ambienti del Partito Repubblicano americano, e soprattutto negli stessi americani che hanno subito le innumerevoli azioni sovversive e criminali da parte dei possibili vincitori del prestigioso premio.
Non è la prima volta che si scelgano per il Nobel candidature che appaiono contraddittorie negli Stati Uniti. Possiamo prendere in considerazione, per esempio, l’ex presidente Barack Obama, che ha vinto il premio nel 2009, ma che durante i suoi due mandati non si è risparmiato i numerosi conflitti in Medio Oriente, come in Afghanistan, Iraq e Siria, causando la morte di centinaia di civili innocenti.
Filippo Alasia
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