Paragone è il Farage italiano: nasce Italexit per uscire “senza salutare”

La nuova creatura politica non parteciperà a elezioni locali ma punterà tutto sulle prossime elezioni nazionali sul modello del Brexit Party di Nigel Farage. Secondo i primi sondaggi l'Italexit Party vale più di Renzi e Calenda insieme. L'accordo UE? Per Paragone servirà solo alle banche

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Gianluigi Paragone veste i panni del Nigel Farage italiano. Il suo partito si chiama Italexit (il dominio .it in under costruction già c’è) e promette il 7% stando ai primi sondaggi.

Il giornalista varesino, divenuto noto al grande pubblico grazie ai programmi televisivi condotti per la Rai e La7 (Ultima parola e La gabbia) non parteciperà, secondo i ben informati, a competizioni elettorali di carattere locale, ma punterà a interpretare il crescente sentimento antieuropeo e antieuro. Un passato nella Lega Nord, divenuto senatore con il Movimento 5 Stelle, Paragone lancerà la sua nuova creatura il 24 luglio da Rovigo, ma non ha aperto ancora ad alcun parlamentare eletto, sopratutto del gruppo misto (per lo più fuoriusciti del movimento di Grillo), in cerca di un paracadute per la prossima legislatura. Gente senza specifico peso elettorale e radicamento politico con il territorio. Ecco la motivazione per la quale – nonostante a Palazzo Madama più di qualcuno si stia spellando le mani bussando alla porta del senatore – nell’ ‘Italexit Party’ di Paragone sembrerebbe non esserci spazio per i transfughi.

Gianluigi Paragone insieme a Nigel Farage

Ieri il leader del neonato partito è volato alla volta dell’Inghilterra, per incontrare Nigel Farage, noto in tutto il mondo, e soprattutto sul web, per le sue stilettate dai banchi del parlamento europeo contro la Troika, e per aver contribuito a portare l’Inghilterra fuori dall’UE. Incontro avvenuto nel giorno dell’accordo sul Recovery Fund, il Mes mascherato, definito da Paragone come il “Grande Boh”.

Paragone sta intessendo relazioni con gli altri leader del sovranismo europeo, intuendo le grandi potenzialità del tema dal punto di vista elettorale. Un’area, quella di chi vuole uscire “senza salutare” che secondo alcuni analisti sarebbe rappresentata da un bacino potenziale pari al 20% dell’elettorato italiano.

Per alcuni osservatori l’Italexit Party non sarà necessariamente di ostacolo ai sovranisti che puntano al governo (si veda Meloni e Salvini) – organizzati da tempo sulla linea del sovranismo-soft che combattere l’Unione europea dal di dentro. E’ infatti probabile che se Paragone riuscirà a ritagliarsi uno spazio intorno al 5 – 7 %, che significa una pattuglia di una dozzina di deputati e forse più (secondo Piepoli vale già più di Renzi e Calenda messi insieme) potrebbe rappresentare l’argine per ricollocare nell’alveo del centro-destra di stampo sovranista i voti di chi vuol fare coriandoli dell’Euro.

Insomma, mentre Salvini mette la cravatta e gli occhiali per inseguire l’elettorato moderato, orfano di Berlusconi, Paragone interpreterà la fronda, abbandonata dalla regia in casa Lega imposta da Giancarlo Giorgetti. Uno schema che potrebbe evitare una sicura fuga dei sovranisti duri e puri.

Italexit è certamente un partito trasversale e chi ha partecipato al primo incontro romano, tenutosi a Roma, nel municipio di Cinecittà, a giugno, ha notato anime provenienti da diverse e opposte estrazioni. Blocco solido intorno al tema dell’uscita, con qualche interrogativo sul resto delle linee programmatiche. Su alcuni temi Paragone sgombra però il campo. Sull’immigrazione clandestina non ha dubbi che si strumentale all’ordoliberismo per inquinare il mercato del lavoro e generare nuove forme di schiavismo. Su alcuni temi etici e famiglia si professa “un conservatore”. Tra le anime e movimenti che stanno aderendo al progetto ce ne sono alcune più strutturate. Da Nuova Direzione di Thomas Fazi a Liberiamo l’Italia proveniente dalla sinistra-nazionale. Avvicinamenti ci sono anche con StopEuropa, il think tank che ha raccolto un milione di iscritti sui social lanciando il talk live streaming ‘Exit’. E poi ci sono gli esperti dell’MMT, Modern Monetary Theory o neocartalismo, teorici di ispirazione keynesiana che negli Usa hanno avuto grande successo. Nel giorno di quello che gli ottimisti definiscono il nuovo piano Marshall, l’approvazione del Recovery Fund, che dovrebbe portare nel 2021 circa 80 miliardi a fondo perduto all’Italia, Paragone ha così commentato: “L’accordo UE serve solo alle banche. Crollerà tutto.” Incerto ancora il nome del partito. Ma sicuramente all’interno del simbolo del nuovo partito italiano dovrebbe esserci la parola ‘Italexit’.

Un soggetto trasversale, dunque, che aggregherà chi è stufo della lotta “a parole” alla Troika e all’Euro. Di chi non vuol fare la fine di quel tipo che diceva “me ne hanno date tante ma quante gliene ho dette”. Del resto, nel primo articolo dello Statuto è scritto: “Uscita dell’Italia dall’Unione Europea e dalla moneta unica”. Può non piacere, ma più chiaro non si può.

Francesco Amato

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