di Stefano Mastrillo
Secondo fonti europee, come riportato da Milano Finanza, l’Italia è prossima all’accordo per accedere ai fondi del MES. Prima di commentare questo accordo (siamo soliti giudicare i contenuti ufficiali e non indiscrezioni di corridoio) vediamo insieme alcuni aspetti di questo Fondo Salva Stati che, ad una prima e rapida occhiata, sembra tutto tranne che trasparente: chi fa parte del Consiglio del MES si trova a gestire miliardi di euro senza che nessuno di questi signori possa essere indagato, avendo l’immunità totale.
Come già detto in un nostro precedente articolo, i fondi che ogni anno gli italiani versano di tasca propria, e che il MES puntualmente pretende, vengono prestati al nostro Paese previo pagamento di un interesse più la restituzione del capitale inizialmente erogato e a fronte di manovre lacrime e sangue. Qualora lo Stato debitore, in questo caso l’Italia, non dovesse riuscire a restituire questo prestito allora sarà costretta a cedere sovranità. In pratica ci facciamo prestare soldi che sono già nostri e dobbiamo anche affossarci da soli, chiudendo ospedali, imprese e mandando sul lastrico migliaia di famiglie che già fanno molta fatica ad arrivare alla fine del mese.
Ma se la moneta è dei cittadini allora perché dobbiamo farcela prestare come se fosse un qualsiasi bene scarso? Perché foraggiare questo sistema? Abbastanza semplice: si utilizza il debito per alimentare la strategia della tensione e come strumento di ricatto e di schiavitù nei confronti degli Stati, pilastri su cui questa Europa poggia, tralasciando totalmente i valori della solidarietà e della fratellanza dei popoli europei. Le recenti misure messe in atto dalla BCE, fra cui il Quantitative Easing, acclamate con tanto di campane suonate a festa potrebbero però non bastare: il 24 aprile le agenzie di rating si pronunceranno sulla sostenibilità del debito pubblico italiano.
Il Quantitative Easing prevede l’acquisto sul mercato secondario (il mercato dell’usato delle obbligazioni per intenderci) solo dei titoli che appartengano alla categoria investment grade, condizione necessaria e sufficiente affinché la BCE continui ad acquistare titoli nostrani; questo programma di politica monetaria non convenzionale (l’unico obiettivo della BCE è la stabilità dei prezzi) poggia su una semplice regola: prende in considerazione il miglior giudizio emesso da S&P, Moody’s, Fitch e DBRS Morningstar. Quest’ultima è al momento ad avere il rating migliore sui titoli italiani (tre gradini al di sopra del livello speculativo) mentre le altre tre sono solo ad un gradino dal baratro.
Le recenti stime sull’economia italiana mostrano un crollo del PIL compreso tra il -7% e il -15%, numeri da guerra che faranno volare il debito pubblico (anche qui le stime dicono che l’Italia potrebbe veder schizzare il proprio debito pubblico al 160% del PIL) e che chiaramente avranno anche ripercussioni sul giudizio delle agenzie di rating che probabilmente ci declasseranno ancora una volta. Il declassamento a spazzatura farà inevitabilmente aumentare gli interessi sui nostri debiti poiché si innescherebbe un forte effetto sell-off, ossia tutti comincerebbero a disfarsi dei nostri titoli mentre altri organismi, come ad esempio fondi di investimento, non potrebbero più acquistarli poiché espressamente vietati dai propri statuti che non ammettono diversificazione in strumenti speculativi in quanto meno liquidi. Le banche che detengono molti BTP nella propria pancia si ritroverebbero con molti asset deprezzati e per far fronte a questa prospettiva dovrebbero aumentare i loro accantonamenti per contenere le perdite, contraendo la concessione del credito all’economia.
Ciò porterà il nostro Governo ad accettare la ristrutturazione del debito (compro a 100 ma lo Stato mi ridarà 80, e anziché fra 10 anni me li restituirà fra 20 anni). Ma aspettate un attimo… cosa vi ricorda questo? Niente meno che il primo punto cardine del MES: qualora il triplo declassamento non dovesse arrivare stavolta, arriverà in seguito, è solo questione di tempo e rende l’Italia, di fatto, già facente parte del MES.
Abbiamo poco tempo per agire, sciogliendo immediatamente il MES e ricapitalizzando con i fondi versati al MES la Banca Europea degli Investimenti (BEI): la proposta, fatta inizialmente dai Prof. Antonio Barra Caracciolo e Antonio Maria Rinaldi, consentirebbe alla BEI di avere un capitale più corposo da elargire all’economia e soprattutto di aiutare le imprese più in difficoltà, senza ulteriori cessioni di sovranità che ricordiamoci appartiene sempre ed esclusivamente al popolo e non al MES e alla finanza speculativa.
Facebook Comments