Ecco perché l’infame Morra si è accanito sul corpo ancora caldo di Jole Santelli

La compianta governatrice della Regione Calabria aveva denunciato le indagini "politiche" e i conflitti d'interesse del Presidente pentastellato della Commissione Antimafia.

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Riccardo Corsetto, Direttore de L’Unico

“Morra l’infame”, hanno scritto in molti sui social. Dopo che il senatore pentastellato, nonché presidente della Commissione Antimafia, è divenuto noto anche al grande pubblico per le parole ineleganti espresse nei confronti dalla Presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, morta improvvisamente in casa il 15 ottobre scorso. Nicola Morra durante una intervista aveva, in sintesi, colpevolizzato i cittadini calabresi per aver dato il loro voto ad una persona che “si sapeva che era malata di tumore da tempo”. Non contento dell’infame e infelice uscita, il prode Morra, senatore a 5 Stelle, aveva rincarato la dose. Ai calabresi, causa del loro male, dopotutto, ben gli sta. Ma era solo una gaffe quella di Morra? La caduta di stile dell’esponente di una generazione di politici provenienti dal nulla che si mescola al niente? Solo una buccia di banana, o c’è dell’altro?

Siamo rimasti per giorni a cercare di capire il perché di uno scivolone così esageratamente incomprensibile. Perché in un sol colpo Morra fosse riuscito a offendere le donne, i malati oncologici e il popolo calabrese. Ora, se Morra fosse stato un semplice nessuno, come ce ne sono pure tanti eletti al Parlamento dal Movimento 5 Stelle, non dedicheremmo a lui il tempo che occorre per scrivere queste righe. Ma Morra è a capo della Commissione parlamentare Antimafia, e abbiamo scoperto che quelle ingiurie erano frutto di risentimento verso Jole Santelli, la quale, da Vicepresidente della medesima Commissione, aveva avuto modo, a maggio 2019 – e aggiungiamo a ragione – di denunciare in una conferenza stampa Nicola Morra di comportamenti che invadono il campo del conflitto d’interessi, l’abuso d’ufficio e la separazione dei poteri tra politica e magistratura.

I fatti: il caso di Occhiuto e Cirò a Cosenza

Nel 2018 il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, architetto e professore universitario di Forza Italia, quindi dello stesso partito della Santelli, si reca in Procura e denuncia un certo Giuseppe Cirò per circa 80 mila euro di rimborsi elargiti dall’economato del Comune di Cosenza sulla base di false rendicontazioni. Giuseppe Cirò non è uno qualunque, ma è il  segretario particolare del sindaco Occhiuto. A indagare sulla vicenda viene incaricato il Procuratore aggiunto di Cosenza, Marisa Manzini. La Procura, però, inserì nel registro degli indagati anche il sindaco querelante. Tanto che il berlusconiano Occhiuto dirà ai giornali: “È una vicenda paradossale. Risulto indagato in un procedimento penale che io stesso ho provocato per aver denunciato un mio assistente, Giuseppe Cirò, dopo aver scoperto che falsificava le sue e le mie missioni“.

Quindi? Che c’entra tutto questo con le parole infami di Morra su Jole Santelli? Ci arriviamo. Jole Santelli organizzò il 13 maggio 2019 una conferenza stampa a Montecitorio per raccontare di certe relazioni, quantomeno inopportune, tra il senatore Nicola Morra ed elementi della Procura di Cosenza. Se volete, potete approfondire ascoltando nel video da Radio Radicale le parole della compianta Santelli. Ma io ve le sintetizzo.

Il 15 febbraio 2018 il senatore Morra invita a casa sua delle persone“, dice la presidente della Regione Calabria. “Morra invita a casa sua un indagato. L’indagato in questione era il Capo segreteria del Sindaco di Cosenza, che era stato denunciato dal sindaco stesso per una serie di problemi relativi a rimborsi“. La Governatrice si riferisce ovviamente a Giuseppe Cirò, il segretario “infedele”, denunciato dal sindaco Occhiuto per gli 80 mila euro, a dire del primo cittadino, falsamente rendicontati.

Il senatore Morra – raccontava ancora la Santelli – per sua stessa ammissione, come emerge dalle carte processuali, incontrava più volte questo soggetto (Giuseppe Cirò, nda) e dopo lo invitava addirittura a casa propria, dicendo che Cirò doveva mostrargli dei documenti. La circostanza è smentita però dagli atti processuali“, rileva Santelli che prosegue nel racconto. “Morra riceve Cirò, insieme a due amici, che chiama (agli atti del procedimento, nda) consulenti tecnici, ma in realtà il primo non lo era, essendo solo un ingegnere già candidato al Comune di Cosenza per il Movimento 5 Stelle, mentre l’altro effettivamente lo era, ma non di Morra, bensì della Procura di Cosenza, e che era impegnato (udite udite!) proprio nel procedimento sui rimborsi a caricò di Cirò“.

A questo punto Morra – stando al racconto di Santelli che cita gli atti – dichiara di aver registrato un’ora e mezza di conversazioni nel salotto di casa sua, con la anomala presenza non solo dell’indagato Giuseppe Cirò, ma anche di un consulente della Procura, e poi di aver portato alla Guardia di Finanza la registrazione di quanto avvenuto nel salotto di casa e di aver depositato un esposto. Esposto che poi ha finito per coinvolgere il sindaco Occhiuto e quindi, di fatto, un esponente di un partito all’opposizione del Premier Conte e del Senatore Nicola Morra. Ognuno si farà una propria idea sui fatti, che sono questi.

Il giorno dopo la denuncia alla Guardia di Finanza – racconta sempre Jole Santelli – con la solerzia che ci augureremmo in tutte le vicende giudiziarie, non solo alcune, il Procuratore aggiunto di Cosenza, Marisa Manzini, intestataria di tutti gli esposti di Morra, apre la notizia di reato, e parte una serie di inchieste“. Occhiuto, da querelante di Cirò, viene coinvolto come indagato. La Santelli si poneva un lecito evidente problema di separazione di poteri, visto l’operare anomalo del senatore che allestisce in casa sua commissioni d’inchiesta, con l’ausilio di consulenti della Procura che non dovrebbero invece avere condizionamenti di sorta.

Il Maresciallo e il Procuratore comandati in Commissione Antimafia

Ma non è tutto, perché subito dopo la sua nomina a Presidente dell’Antimafia, il senatore Morra ha chiesto e ottenuto il distacco nella propria segreteria del maresciallo della Guardia di Finanza e del Procuratore aggiunto di Cosenza, Marisa Manzini, che si erano occupati di tutte queste vicende legate a Cirò. Si tratta del maresciallo della Guardia di Finanza, Domenico Portella, e della dottoressa Marisa Manzini, entrambi giunti presso la Commissione Antimafia. “Un conto sono le attività personali del senatore Morra, un altro conto sono le attività del Presidente della Commissione Antimafia, le quali debbono essere per forza al di sopra di ogni sospetto concludeva l’intervista Jole Santelli –. A me non è mai capitato di conoscere un parlamentare che si porta a casa sua un indagato in una vicenda penale. Se lo avesse fatto qualcuno di noi, avremmo avuto conseguenze immediate. La commissione Antimafia deve restare fuori dagli interessi politici del Senatore Morra“.

Insomma, avete capito perché Morra non ha commesso una gaffe? Aveva motivi di risentimento che appaiono imbarazzanti. Solo in Italia tutto questo è possibile. Che Montesquieu continui ad essere quotidianamente stuprato da politici inadeguati a rappresentare le istituzioni. Quanto a Jole Santelli, pure se nessun giornale filogovernativo lo scriverà mai, aveva ragione da vendere. E dopo quelle aberranti parole di Morra, questo racconto è un motivo in più per pretendere che questo cialtrone inadeguato, a pensar bene, venga rimosso dalla presidenza della Commissione Antimafia.

Riccardo Corsetto

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