La Corte dei Conti ha istruito 989 fascicoli, a un anno dalla delibera azzeratutto del commissario Tronca, che si accorse che la maggior parte degli affittuari del centro storico capitolino era morosa. Il viceprocuratore Guido Patti ha contestato a cinque funzionari comunali il mancato incasso di 100 milioni di euro e ora sta stracciando il welfare di Roma. Nel mirino ci sono asili, laboratori di teatro, scuole, la storica Accademia filarmonica romana. Tutti enti che, entro un mese dalla notifica, saranno sfrattati dagli edifici comunali che occupano attualmente. Tra questi, il Teatro dell’Orologio, la scuola Celio Azzurro, l’asilo Arcobalena, la Scuola popolare di musica di Testaccio, la scuola di musica Sylvestro Ganassi, l’associazione “Per la strada” che si occupa dei senza fissa dimora della stazione Termini, “Il grande cocomero” che accudisce i bambini del policlinico Umberto I e “Viva la vita” che allieta invece i malati di sla. Tutte realtà soffocate dai numerosi canoni affittuari non pagati. Canoni che, con Alemanno, sono arrivati a cifre stellari (dai 1135 euro della giunta Rutelli, in cui erano stati abbattuti dell’80%, si è arrivati ai 5676 euro attuali).
Ma nel calderone degli enti destinatari delle ingiunzioni della Prefettura di Roma ci sono anche 235 enti no profit e di volontariato, che oggi sono scesi in piazza a piazza delle Cinque Lune con un flash mob dal titolo “Sindaca Raggi, vogliamo vivere”. Quindi i volontari hanno sfilato verso il Campidoglio con i ceri accesi e il lutto al braccio. “Non ci stiamo a essere gettati nel calderone di Affittopoli, abbiamo sempre agito nelle regole”, ha dichiarato la presidente dell’Associazione regionale per la salute mentale Marinella Cornacchia. La Corte dei conti si basa su un principio: le preassegnazioni non sono state trasformate in effettive assegnazioni nel limite previsto di 120 giorni. Tuttavia, in molti casi, pur sussistendo la legittimità sostanziale della concessione per il valore sociale e il pagamento regolare, i funzionari comunali stanno autorizzando gli sfratti, poiché “se gli stessi immobili fossero messi sul mercato garantirebbero il maggior canone possibile”.
Ma a complicare ulteriormente le cose è anche la malagestione del patrimonio di Roma Capitale: 14.090 ettari di superficie per 50.499 beni immobili tra terreni, parchi, giardini, monumenti, palazzi, ville, casali, appartamenti, scuole, centri sportivi, mercati, locali commerciali, capannoni, officine, box, cantine. Un patrimonio immenso, nel quale si sono confusi due piani: i furbi e gli aventi diritto. ll commissario Tronca, infatti, ha dimostrato come esistano appartamenti con vista sul Cupolone affittati a 8 euro al mese, e addirittura a 1,81 euro a due passi dalla Stazione Termini, un attico in via del Colosseo affittato con un canone irrisorio da un avvocato della Corte di Cassazione e così via. Sono 1700 i beni che il Comune di Roma può mettere a reddito, e secondo un’inchiesta del “Manifesto”, su 861 potenziali affitti, 510 contratti non risultano “presenti agli atti”. Per quanto riguardo gli appartamenti in centro storico, secondo “linkiesta”, sono invece 574 e su questi pende una morosità da 9 milioni e 400mila euro. Per non parlare delle oltre settemila famiglie che pagano al Campidoglio canoni da poco meno di 8 euro, dei numerosi locali commerciali nel X Municipio trasformati abusivamente in appartamenti e gli alloggi per i custodi delle scuole romane spesso mantenuti anche dopo la pensione.
“All’origine di tutto ci sono errori di amministrazioni comunali che non hanno rinnovato le convenzioni mentre continuavano a emettere bollettini per il pagamento del canone, anche a concessione scaduta – spiega il vicesindaco Luca Bergamo –. Il problema è difficile e delicato, stiamo cercando da tempo criteri il più obiettivi possibili per stilare un regolamento per la concessione dei beni indisponibili dell’amministrazione. Il Comune di Roma deve scegliere e supportare quel tipo di attività che svolgono una funzione sussidiaria alla funzione pubblica. È una questione, quella del welfare society, che si pone in tutti i Paesi occidentali. Di fronte all’azione della Corte dei Conti, però, bisogna immaginare un periodo transitorio”. Domani mattina, intanto, un altro sit-in delle associazioni coinvolte davanti alla Corte dei conti. (L’UNICO)
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