Ci sono ulteriori risvolti nella vicenda delle polizze vita stipulate da Salvatore Romeo, l’ex capo della segreteria di Virginia Raggi. Quelle contratte a nome della sindaca, infatti, sono due. Una da 30mila euro firmata a gennaio 2016, e un’altra, stipulata qualche mese dopo, da 3mila euro, che sarebbe scaduta nel 2019. In entrambe la causale riportata è “relazione personale”. La sindaca, sorpresa dell’esistenza di queste due polizze, ha riso leggendo la causale indicata da Romeo.
Ma Virginia Raggi non è l’unica a beneficiare di queste polizze assicurative. Sette polizze sono state aperte presso San Paolo per un totale di oltre 90mila euro, mentre altre polizze per 40mila euro sono state contratte presso altri istituti bancari. E tra i beneficiari di questi contratti assicurativi ci sono, oltre alla sindaca, anche attivisti pentastellati e impiegati del Campidoglio. Tutti stipulati con causali che gli stessi inquirenti hanno definito farlocche: “figlio”, “motivi affettivi”. Motivazioni fantasiose, visto che Romeo non ha figli, e che non avranno quindi alcun peso legale. L’ex segretario della sindaca, infatti, non sarà ascoltato dai magistrati per le polizze, poiché, secondo gli inquirenti che hanno ricostruito la lista dei suoi movimenti bancari dal 2000, Romeo ha utilizzato soldi suoi per le polizze, utilizzandole come strumenti di investimento.
Dai vertici del Movimento continua la difesa a spada tratta: la sindaca non era a conoscenza della polizza e ignorava la “relazione sentimentale” di Romeo nei suoi confronti. Questa la linea tracciata dai capi della comunicazione e Luigi Di Maio, in costante contatto con Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Ma molti grillini non ci stanno: persino Alessandro Di Battista, che è stato finora un convinto sostenitore di Virginia Raggi, ieri ha ammesso: “Deve spiegare, così non la reggiamo”. “E certo, Davide Casaleggio si crede Dio – lamenta un altro parlamentare – al di sopra di tutto, anche della legge. Esattamente come Virginia”. “Cos’altro dobbiamo scoprire?”, aggiunge infine un eletto dopo aver elencato le “sorprese” di Virginia Raggi. Ma nel gruppo capitolino del Movimento, tutti sostengono di non esserne al corrente. “Siamo tranquilli e la sindaca ha assolutamente la nostra fiducia” dice Carola Penna. “Se siamo rimasti sorpresi della vicenda della polizza Romeo-Raggi? Certo che sì, io non sapevo nulla: siamo tristemente sorpresi – aggiunge Monica Montella –. Un chiarimento alla sindaca? Era in programma una riunione di maggioranza, però non ho conferme che si faccia”. “La fiducia non mi sembra che venga a mancare – conclude Fabio Tranchina –. E la polizza non ho idea di cosa comporti, noi non sapevamo niente”.
C’è malumore anche alla base del Movimento. Sono numerosi i commenti che si leggono sul blog di Beppe Grillo e sui canali social di Virginia Raggi. “C’è qualcuno che mi può intestare una polizza – commenta un’attivista sulla pagina facebook della prima cittadina –? Ricambierò con un incarico prestigioso. Il tutto onestamente”. “Ma chi abbiamo eletto? Mi fermo qui altrimenti mi parte l’insulto e non ho nessuna voglia di polemizzare con chi ha ancora voglia di difenderla”, le fa eco un’altra. C’è chi addirittura crea un ironico siparietto giocando sul cognome di Salvatore Romeo, identificandolo con l’omonimo protagonista della tragedia shakespeariana. “Oh Romeo Romeo, perché hai fatto questo a mia insaputa!? – scrive – Su quel tetto ti chiesi una rosa e tu mi hai dato qualcosa che non ha profumo ma odora di polizza”.
Insomma, c’è aria tesa in casa Cinque stelle. I parlamentari parlano tra loro di Virginia Raggi come di una “delinquente seriale”, a cui “bisogna farle fare un corso da quelli bravi, almeno così non si faceva scoprire”. E poi c’è Roberta Lombardi, l’acerrima nemica della sindaca, che aspetta le scuse di chi l’ha ostracizzata quando ha chiesto di cacciare Raggi, Frongia e Stefano dopo il dossier contro De Vito. Roberto Fico, Paola Taverna e Nicola Morra, invece, non parlano, in attesa degli sviluppi legali. Di Maio invita tutti a mantenere la calma e a seguire la linea dei vertici: un passo falso in questo momento comprometterebbe seriamente non solo l’esperienza pentastellata in Campidoglio, ma anche la futura possibilità del governo del Paese. (L’UNICO)
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