Il tanto cospirato avviso di garanzia destinato alla sindaca Virginia Raggi è arrivato. Ed è lei stessa a dare l’annuncio sulla sua pagina facebook, dopo aver “informato Beppe Grillo e adempiuto al dovere di informazione previsto dal Codice di comportamento del MoVimento 5 Stelle” ed aver “avvisato i consiglieri di maggioranza e i membri della giunta”. “Sono molto serena – aggiunge la sindaca –, ho completa fiducia nella magistratura, come sempre. Siamo pronti a dare ogni chiarimento”.
Le accuse mosse dalla Procura sono due: abuso d’ufficio e falso. E a pesare sulla prima cittadina sono soprattutto le chat emerse nell’inchiesta su Marra, in cui emergerebbe l’abuso, e la memoria all’Anac firmata dalla sindaca che si assumeva la responsabilità della nomina, che avrebbe comportato il falso. Tutta la vicenda ha inizio a ottobre, quando Raffaele Marra, ex capo del personale, ha firmato una carta dando inizio ad una procedura di interpello: i dirigenti possono così esprimere una preferenza sul ruolo da ricoprire nel previsto rinnovo della “macrostruttura”. “È la prima volta che si usa questa procedura”, racconta con soddisfazione la sindaca. Ma non basta la preferenza per assumere l’incarico; bisogna poi confrontarla con i curricula e fare le opportune scelte.
Ebbene dopo un mese prende vita la nuova macrostruttura. Poche le novità in realtà, ma quella che salta all’occhio è il trasferimento di Renato Marra dalla Polizia Locale al Dipartimento Turismo, con conseguente aumento di 20mila euro annui. Ed è proprio questa nomina che mette nei guai la sindaca. Di fatto è la sindaca che firma l’ordinanza, ma dalle chat risulta come la nomina sia stata ben orchestrata dall’ex dirigente: “Si è liberato il posto al Turismo, fai domanda”, scriveva Raffaele al fratello; “Mi metti in difficoltà, me lo dovevi dire”, gli scriveva invece la sindaca una volta appresa la modifica. È la prova dell’abuso d’ufficio: Raffaele Marra sarebbe stata parte attiva nella nomina del fratello, quando invece, trovandosi in conflitto di interessi, avrebbe dovuto astenersi. E la prima cittadina, rimproverandolo di non averla avvisata prima, dimostra di non sapere niente della nomina e di non aver fatto quella scelta comparando i curricula. L’irregolarità è stata quindi certificata dalla stessa Anac, tanto che Virginia Raggi revocherà la nomina di Renato Marra.
In realtà, la sindaca aveva avallato la scelta di Renato Marra, accettandola a tal punto da firmare un atto in cui si assume la responsabilità della nomina, dicendo che il ruolo dell’ex dirigente sarebbe stato solo di “pedissequa esecuzione delle determinazioni da me assunte” con “compiti di mero carattere compilativo connessi ad un procedimento decisionale che ha visto l’Amministrazione di Roma Capitale interprete, per la prima volta, di una procedura di interpello dirigenziale generalizzata, in conformità al Piano Anticorruzione ed al Regolamento sull’ordinamento degli uffici e dei servizi”. Ed è qui, infatti, che si manifesta il falso di cui la sindaca è chiamata a dare conto in procura. Anche questo atto, comunque, è stato sconfessato nella bufera che è scoppiata dopo l’arresto di Marra, affermando che le nomine sono state decise con i pareri di consiglieri e assessori. Lunedì l’interrogatorio in Procura potrà dirci la verità su una nomina che mette sul filo di rasoio la giunta grillina della Capitale. (L’UNICO)
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