Sono partiti i lavori di riqualificazione della pista ciclabile del Lungotevere, nel tratto tra Ponte del Risorgimento e Ponte Marconi, voluti dalla sindaca Virginia Raggi. Dovrebbe essere una bella notizia, soprattutto per i romani che amano spostarsi in bicicletta al riparo dal traffico della Capitale. Eppure la notizia fa discutere, per via di alcune foto apparse sui social. La lingua di catrame riversata malamente sui sampietrini, infatti, ha fatto il giro del web, rilanciata, oltre che da semplici cittadini romani, anche da personaggi noti del mondo della politica.
“Ennesimo oltraggio della Raggi ai romani, stavolta lungo il Tevere. Ma si può?!?“, commenta su Facebook il leader della Lega Matteo Salvini, che parla anche di “una bruttura indecorosa e offensiva per la Capitale d’Italia!“. Ma le critiche arrivano anche da sinistra. “Una mattina la sindaca di Roma si svegliò corrucciata e chiese al pittore di corte Calabrese: ‘Come possiamo ulteriormente deturpare questa città ingrata?’ – scrive ironicamente Carlo Calenda, leader di Azione e candidato alle prossime elezioni amministrative -. ‘Mia sindaca, rispose il pittore, abbiamo fatto tutto il possibile per punire i romani: sporcizia, traffico, declino. Abbiamo rinunciato alle Olimpiadi e cancellato il Colosseo per far capire ai romani quanto indegni essi siano’. ‘Non mi basta!’. ‘Potremmo, o magnifica sindaca, buttare una colata d’asfalto sul Tevere?’ ‘Ecco si mio diletto così va bene, procedi’, e così fu“.
Pronta la replica della giunta: “Dare giudizi prima della fine dei lavori è prematuro e fuorviante per i cittadini, soprattutto per i ciclisti che la utilizzeranno, una manutenzione che non veniva eseguita da oltre 15 anni“, ha spiegato l’assessora Linda Meleo. “L’asfalto c’era già. I lavori erano stati programmati quando era sindaco Veltroni, realizzati poi con Alemanno”, dice ancora l’assessore Pietro Calabrese, rispondendo a chi commenta che quell’asfalto poteva essere utilizzato per coprire le buche sulle strade di Roma. Insomma, la ricetta è sempre la stessa: si è fatto sempre così. E quindi diventa lecito anche continuare a perseverare sugli sbagli del passato.

Persino l’ex sindaco Gianni Alemanno, continuamente chiamato in causa, è intervenuto sulla questione. “La pista ciclabile asfaltata su quel tratto di lungotevere fu progettata e finanziata dalla Giunta Veltroni, con il parere favorevole della soprintendenza dei beni culturali – ha spiegato sui social -. L’opera fu poi realizzata dal nostra giunta, ma con un asfalto speciale che era perfettamente compatibile con i colori e l’assetto degli argini del Tevere, infatti per questo la sovrintendenza aveva dato il suo assenso“. Al di là della polemica politica, del resto, la ciclabile presenta effettivamente delle criticità evidenziate dalla Soprintendenza ai beni culturali.
Il nulla osta presentato sembrerebbe essere sbagliato e carente della necessaria documentazione tecnica e grafica che descriva dettagliatamenti gli interventi che sarebbero stati effettuati in un’area vincolata e sottoposta a tutela monumentale e paesaggistica. La scusa della manutenzione ordinaria non regge, quindi, e i lavori dovranno ricominciare da capo. Intanto la ciclabile rimane chiuse, e i ciclisti costretti a pedalare in strada tra mille disagi. E sull’asfalto appare la scritta di un writer, un grido di protesta che cita Celentano: “E non lasciano l’erba…”. L’ennesima occasione persa per Roma.
Francesco Amato
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