di Riccardo Corsetto
Da stamattina siamo ufficialmente in guerra. So che ISS pensa già a chiudere Roma. Mi sono caduti gli occhi sul giornale a leggere i numeri dati da Ricciardi alla stampa oggi. Ma se ci costringeranno, Dio non voglia, a scegliere se dare il respiratore al giovane lasciando morire il vecchio, vi dico che non è colpa del coronavirus e mi rifiuto di vivere in una società dove la politica non conta. Oggi non possiamo finanziare l’emergenza perché abbiamo moneta debito presso il conto di una banca straniera. Da bambini vi hanno insegnato a lasciare il posto sull’autobus agli anziani, ma adesso chiederanno a loro di morire per lasciare il letto ai giovani. Mi fa orrore una società cosi fatta. Il problema è politico, prima che medico. Diciamolo forte. Ammetto che oggi ho sbandato leggendo le parole di Walter Ricciardi, professore di Igiene e consigliere del ministro alla Salute, Speranza. Secondo il professore e chi studia per professione le curve di possibile contagio del virus, a rischiare concretamente di beccarsi il coronavirus, è il 60% della popolazione italiana, con livelli di letalità fino a un milione di morti. Oggi apprendiamo che in Italia ci sono solo 3000 ventilatori polmonari, che sono lo strumento indispensabile che occorre per tentare di salvare la vita alle persone in crisi respiratoria. Quelli nella fase più acuta. In sostanza gli esperti ci dicono che coloro che si troveranno in polmonite senza riuscire ad accedere al ventilatore, moriranno. Non è il momento delle polemiche, ma credo che se questo quadro apocalittico dovesse realizzarsi, più che il Coronavirus, ad ucciderci sarà stata la politica. Anzi: la malapolitica. L’Europa. Chi come la sinistra ha tagliato 37 miliardi di euro al sistema sanitario solo nel Lazio, per trasferirli tout court alle cooperative che speculano sul business della finta accoglienza. Il problema serio dunque non è il coronavirus di per sé, ma la nostra incapacità di prevedere il prevedibile (un’epidemia virale che la Storia prevede anche senza annunciare) e la nostra incapacità di potenziare il sistema sanitario per far fronte all’emergenza e all’ordinario. Un sistema però dove il paziente è paziente e non un consumatore. Il dramma è che oggi abbiamo applicato al sistema sanitario il modello di business di Ikea.
Per questo le parole di Ricciardi oggi inquietano. Perché ci suggeriscono due cose: la prima è che pur avendo validi epidemiologi, non abbiamo previsto quello che la natura (o alla peggio il bioterrorismo) insegna: ovvero la possibilità di una epidemia, e due che non abbiamo un sistema politico capace di contenere l’emergenza, mi riferisco in particolare all’assenza di politiche finanziarie e monetarie. Siamo una nazione senza portafoglio, ce l’hanno scippato come alle vecchiette sul bus di Maastricht e non siamo andati nemmeno a sporgere denuncia.
L’Europa dov’è? La BCE, sostanzialmente una banca straniera che stampa a debito, dove sarà se avessimo bisogno come dice Ricciardi di finanziare un esubero di terapie intensive? L’unica cosa positiva che riesco a vedere in tutta questa storia, è che da oggi, la gente inizierà a capire che la politica non può abdicare al suo primato in favore dell’economica. Mi rifiuto di giustificare un mondo dove il giovane passa davanti al vecchio in caso serva l’unico ventilatore polmonare a disposizione. A me hanno insegnato, sin da piccolo, che sull’autobus si cede il posto ad un anziano. Mi rifiuto di vivere una società moderna, che viaggia in Internet, che si trova a dover scegliere di sacrificare un anziano per assenza di posti. Non può esistere.
Il premier italiano oggi dovrebbe poter stampare soldi dal nulla, perché nessuno, se non una ideologia senza manifesto, quella turbo liberista, ha deciso che le nostre vite le decidono pochi potenti magnati del mondo.
Con una banca nazionale puoi costruire tutto quello che serve per salvare la vita ai propri cittadini. Senza dover infrangere vincoli di bilancio e parametri bastardi. Un secolo fa la ‘spagnola’ fece 50 milioni di morti nel mondo perché non c’erano le tecnologie di oggi. Se una nuova “spagnola”, tornasse oggi, farebbe gli stessi danni, se è vero che esiste la tecnologia, ma non abbiamo le risorse per utilizzarla.
Sorvolo sull’incapacità politica del governo. Quello che è successo con DPCM sulle zone rosse ha dell’incredibile: soltanto una schiera di inconsapevoli minus habens, con rispetto assoluto per i veri ritardati mentali, poteva pubblicare il decreto prima di schierare l’esercito in tutti i varchi possibili: in primis, in stazioni, autostrade, aeroporti e porti.
E invece una moltitudine di persone, in preda al panico, è fuggita dal recinto spargendo sicuramente il virus nel meridione. Il governo deve trovare il responsabile di questo scempio. Allora per i prossimi giorni, se Ricciardi ci descrive una scena che non abbiamo elementi per smentire nella sua tragicità, evitiamo assembramenti. Evitiamo le feste. Evitiamo qualsiasi azione sociale che non sia necessariamente inevitabile.
Solo così torneremo alla normalità. Anche perché in questo momento, uno dei pazienti più a rischio di tutti è il PIL. E’ l’economia. Ma quando saremo tornati alla vita normale, affranchiamoci dall’Euro, emettiamo moneta parallela interna per sostenere keynesianamente il nostro malato numero uno: il sistema sanitario e il sistema economico. Perché dobbiamo dirlo a Ricciardi e al governo in maniera forte: se oggi si rischia la vita per il Coronavirus, è per i tagli alla sanità e per l’impossibilità di trovare un respiratore. Diciamolo forte.
riccardo.corsetto@gmail.com
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