Non c’è che dire, quella di sabato 19 Ottobre a Piazza San Giovanni è stata quanto meno una grandiosa ed inaspettata adunata di popolo, condotta, tra l’altro, in una piazza da sempre considerata “difficile”, perchè considerata di esclusivo appannaggio dell’arcipelaogo di quella che fu la italica “sinistra”, cigiellina, pcista, piddina ed anche “autonoma”. Un appannaggio la cui esclusività, è stata smentita da una pacifica folla di manifestanti controcorrente, molti dei quali provenienti dall’arcipelago della destra moderata o estrema, ma anche da tanta, tanta gente non particolarmente legata a nessuna consorteria politica, leghista, meloniana o italo forzuta che dir si voglia. Gente stanca e stufa. Stufa di subire cambi di governo privi di consenso popolare. Stanca di promesse e slogan fasulli, a cui corrispondono unicamente balzelli e prezzi alti. Gente stanca di litanie buoniste, a cui fanno solo da contraltare l’arrivo di migliaia di stranieri abusivi, rigorosamente mantenuti con il denaro di quegli stessi cittadini. Stanchi dell’opprimente ombra di un malessere economico senza uscita, di letterine di un’Europa tiranna e sorda. Stanchi di vivere all’insegna di una precarietà imposta dall’alto…
Questa manifestazione è il sonoro sintomo del conclamato fallimento del Globalismo e delle sue politiche liberiste. Inutile girarci attorno. Non è solo mal di pancia momentaneo, non è solo un improduttivo scontento, a cui basterà “metterci una pezza” e via al ritorno al solito tram-tram. Stavolta non è più così. E a dircela lunga sono stati i fischi tributati all’intervento più “moderato” e di “misura”, pronunciato da un Berlusconi che, arrivato oramai al capolinea della propria esperienza politica, sta in una coalizione di cui non ha ancora capito e probabilmente, non vuol capire il senso e l’impostazione. Con tranquillità, ma con inusitata chiarezza, Matteo Salvini ci ha parlato dei molti contro i pochi, di una massa di persone fornite di pochi mezzi economici, di contro ad una minoranza ricca e “progressista” che, con il suo ipocrita buonismo, sta trascinando l’Italia versi il degrado e l’abiezione più assoluti.
Assistenti sociali-sequestratori di bimbi, “risorse” che uccidono a freddo in una questura due tutori dell’ordine, branchi di stupratori ed assassini trattati con i guanti bianchi e l’indulgenza che, invece, non vengono riservati a coloro che lavorano onestamente: a quei lavoratori, a quelle partite Iva, a quei piccoli artigiani e proprietari, a quegli studenti, sempre più tartassati, oberati, puniti e sottoposti ad un controllo che, sempre più ha l’aria di un orwelliano regime di polizia. La gente è stanca. E ce lo ripete anche Giorgia Meloni, rammentando dal palco le feroci ingiustizie e le contraddizioni che animano questo esecutivo, istituzionalmente corretto, ma politicamente abusivo. Quella che sta preparandosi, non sarà più una coalizione di “centro-destra”, per come noi abbiamo sinora inteso questo termine, ma andrà sempre più configurandosi come un blocco a trazione sovranista ed identitaria, in contrapposizione al globalismo progressista ( e buonista, sic!) della sinistra. E questo con buona pace del cavalier Berlusconi e dei vari “moderati” di turno.
Porte spalancate ad una marcia trionfale, dunque? Niente affatto, anche se di primo acchitto, potrebbe sembrare. La coalizione al governo, ad oggi, ha ancora i numeri per governare ( e fare sfasci…) sino a fine mandato. Sperare negli svarioni di questa gente, è impresa disperata. A preoccupare più di tutte, la mossa di Matteo Renzi che, con la costituzione di un suo partito, ha messo sotto scacco ed ha attenzionato l’intera coalizione. Renzi, assieme alla Boschi, ha poi, recentemente espresso alcune valutazioni negative sui nuovi provvedimenti in materia fiscale che ne hanno cambiato il profilo, da piddino squisitamente osservante, ad un ruolo di difensore dell’uomo della strada, che ci potrebbero portare ad inaspettati risvolti. L’altra sera, durante un dibattito televisivo, un personaggio come Carlo Calenda, che non può certo essere accostato ad alcuna velleità sovranista, se ne è uscito con una sbrasata che tanto aveva l’aria di un tentativo di appropriarsi di certe tematiche anti immigrati, auspicando un maggior controllo e, cosa di non poco conto, l’espulsione della maggior parte dei clandestini che, parole sue, qui non ci potrebbero stare.
Contorsionismi tattici, trovate mediatiche o riscoperta sulla Via di Damasco di un’improbabile anima sovranista di sinistra che sia, i segnali che giungono dalla galassia di personalità che ruotano attorno alla compagine dell’esecutivo, sono tutt’altro che rassicuranti. Queste persone pur di rimanere attaccate alla poltrona sono capaci inventarsi di tutto, anche di mascherarsi da sovranisti e combinare inguacchi dalle conseguenze imprevedibili. Intanto, in ossequio ad un atteggiamento di innata ed irresistibile arroganza, i burocrati del circo equestre di Bruxelles, alla faccia di pacche sulle spalle e sorrisetti rassicuranti, hanno inoltrato nuovamente una lettera con richiesta di “spiegazioni” al nostro esecutivo, sulla manovra.
Tanto per confermare la nostra idea che, con questa gente non ci può essere discussione, ma solo l’anteporre l’interesse nazionale senza se e senza ma. Vorremmo tanto sapere se queste adorate sorpresine cartacee sono state inviate anche a Frau Merkel o al nostro cugino d’Oltralpe Macron. Ora vedremo se il Premier Conte o Zingaretti o Di Maio saranno capaci di alzare la voce o, molto più “more solito”, alzare la solita giaculatoria di distinguo dietro la quale nascondere i propri, inevitabili, fallimenti.
Occhio, pertanto. Quello di sabato, potrebbe essere un buon segnale di inizio su cui continuare a lavorare a testa bassa, senza dare troppo rilievo a pronostici o a sondaggi farlocchi, che prendono il tempo che trovano. Il Globalismo ed i suoi scherani non se ne staranno certo con le mani in mano, aspettando l’ora ma, occhio! La Storia con la “S” maiuscola ha ricominciato a girare. Uno strano vento di rivolta ha ricominciato a soffiare: dal Cile ad Hong Kong, dalla Catalogna alla inquieta Gran Bretagna, un inaspettato vento di rivendicazioni ha ricominciato a soffiare impetuoso sparigliando carte e progetti dei potenti. L’Italia è in crisi. Inutile negarcelo. Per i prossimi anni si parla di una crescita tra lo 0,5%-ed un risicato 1%, ovverosia una scelta tra miseria, povertà e stagnazione. C’è necessità di proposte forti, condotte da gruppi di persone forti e non dai soliti capetti. È tempo di voltar pagina. E forse mai come adesso, l’occasione potrebbe esser propizia. A noi tutti saperla cogliere per tempo. Prima che sia troppo tardi.
Umberto Bianchi
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