“Chiedo solo due giorni di riposo fissi, il martedì e il giovedì, e il turno di chiusura il mercoledì. Solo così posso seguire le cure dei miei quattro figli affetti da una malattia degenerativa dei muscoli e delle ossa, ma l’azienda non me li concede”. È la protesta di Mariangela, 34enne commessa di Zara, al centro commerciale di Roma Est. La donna, assunta 13 anni fa in azienda, lavora con un contratto part-time “che prevede 23 turnazioni differenti – spiega Francesco Iacovone, dell’esecutivo nazionale Usb lavoro privato – è disposta a coprire qualsiasi orario, ha chiesto solo di poter essere libera nei due giorni fissi nei quali deve portare i figli a curarsi in ospedale.
L’azienda per due mesi, prima dell’estate, ha accolto la richiesta. Poi però, prima dell’estate, la lavoratrice è rientrata nella normale turnazione”. Un problema grave, considerando che nel frattempo il marito di Mariangela si è ammalato di tumore. Il primo figlio, 17 anni, ha anche la Spina bifida, una malformazione congenita della colonna vertebrale. “Quindici giorni fa la dipendente, disperata, si è rivolta al nostro sindacato – aggiunge Iacovone – la scorsa settimana abbiamo contattato il direttore del punto vendita, l’ufficio legale e il responsabile regionale delle risorse umane: ci hanno detto che avrebbero verificato la situazione. Da allora non abbiamo avuto altre risposte”.
Alla casa di moda spagnola fanno sapere che “la signora ha avuto la turnazione fissa per sei mesi, da gennaio a giugno. La sua presenza in azienda si è fatta saltuaria”, impedendo, secondo l’azienda, una diversa concertazione degli orari di lavoro. “Entro questa settimana – aggiungono da Zara – incontreremo il sindacato per arrivare a una soluzione della problematica”.
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