Da undici giorni i 47 migranti salvati in Libia si trovano a bordo della Sea Watch 3. Venerdì scorso era stato permesso alla nave di accedere in acque italiane per ricevere assistenza, e ad essa è stato assegnato un posto di fonda a poco più di un miglio da Augusta, lungo la costa siracusana della Sicilia. Intanto sulla nave, ferma ancora al largo di Siracusa, sono saliti alcuni esponenti del Partito Democratico e della sinistra, la cosiddetta “staffetta democratica”.
In particolare, il presidente dem Matteo Orfini e il candidato segretario Maurizio Martina, si sono recati sulla nave dopo una riunione alla prefettura di Siracusa, che aveva stabilito, di concerto con la Capitaneria di porto, lo stop alla navigazione nel tratto di mare attorno alla Sea Watch. Quindi, in ogni caso, hanno disobbedito ad un provvedimento legale. La stessa prefettura, del resto, in una nota aveva chiarito di “non aver autorizzato alcun accesso alla nave, né di avere il potere di farlo, tanto più in considerazione del provvedimento di interdizione dello specchio di mare circostante adottato dalla Capitaneria di porto”, e che i parlamentari erano stati informati del divieto vigente. E lo stesso Orfini, insieme al deputato Fausto Raciti, ha presentato un esposto alla Procura di Siracusa contro il Governo. Per chiarire, hanno spiegato, alcune “violazioni di legge come sul caso Diciotti. I migranti sono trattenuti in modo illegittimo sulla Sea Watch, ma a nostro avviso ci sono altri punti di arbitrarietà e illegittimità”. “I parlamentari del PD passano il loro tempo a incontrare immigrati e a denunciarmi – si è difeso su Twitter il ministro Matteo Salvini, condividendo un selfie scattato nel suo ufficio al Viminale –. Io preferisco lavorare”. Numerose, inoltre, le iniziative di protesta che invitano a permettere ai migranti di sbarcare dalla Sea Watch. In primis quella del sindaco di Siracusa Francesco Italia, che spiega: “La decisione dello sbarco non spetta a me. Ma la situazione a bordo della Sea watch sta precipitando. C’è un ragazzo che non mangia da 48 ore e altri che non stanno bene dal punto di vista psicologico”. E il primo cittadino, che ha ricevuto il referto del medico di bordo, “non è escluso che possano verificarsi episodi di autolesionismo”.
Il Governo era rimasto compatto di fronte alla situazione: va bene l’assistenza, ma i porti sono e rimangono chiusi. Inoltre, l’esecutivo italiano accusava la Sea Watch di avere arbitrariamente, nonostante il maltempo, raggiunto le acque italiane, bypassando arbitrariamente le coste della Tunisia, che invece rappresentavano il primo porto sicuro. Questa mattina, però, un tweet del ministro dell’Interno, ha aperto uno spiraglio sulla possibile discesa dei migranti. “Sbarco degli immigrati? – ha scritto – Solo se prenderanno la via dell’Olanda, che ha assegnato la bandiera alla Sea Watch, o della Germania, Paese della ong”. La condizione dello sbarco, dunque, rimane l’estradizione e la ridistribuzione dei migranti anche negli altri paesi europei. Per Salvini, infatti, “in Italia abbiamo già accolto e speso anche troppo”. E della stessa opinione è anche il collega pentastellato Luigi Di Maio. “Siamo pronti a un incidente diplomatico con l’Olanda – ha dichiarato intervenendo ieri sera a “Quarta Repubblica”, su Rete4 –. O l’Unione Europea redistribuisce questi 47 o, ancor meglio, l’Olanda se li prende: la bandiera non è una cosa folklorstica”.
Il Governo ha intanto diffuso una nota, nella quale comunica che “il caso Sea Watch 3 è adesso all’attenzione della Corte europea dei diritti dell’uomo, attivata dal comandante della nave e dal capo missione”, e annuncia che “domani l’Italia depositerà una memoria davanti alla Corte, con la quale farà valere la giurisdizione olandese, contestando la propria legittimazione passiva”. Rimane ferma, infatti, la posizione che sia l’Olanda ad avere piena potestà sul caso, anche se gli olandesi hanno annunciato di voler accogliere solo chi ha lo status di rifugiato. Inoltre, il Governo “conferma la temeraria condotta della Sea Watch che, in condizioni di mare mosso, anziché trovare riparo sulla costa tunisina distante circa 40 miglia, universalmente considerata porto sicuro, si è avventurata in una traversata di centinaia di miglia mettendo a rischio l’incolumità dei migranti a bordo” e mantiene la disponibilità “a fornire generi di conforto e la necessaria assistenza sanitaria”. E si rende disponibile, “una volta riconosciuta la giurisdizione olandese, a offrire un corridoio umanitario al fine di consentire un trasferimento dei migranti verso l’Olanda”.
“Rimane un quesito finale – conclude, polemicamente, la nota del Governo –: l’obiettivo dell’azione della Sea Watch era salvare i naufraghi e offrire loro un pronto riparo nel primo porto sicuro (Tunisia) oppure creare un caso internazionale richiamando l’attenzione dei mass media?”. I risvolti si vedranno nelle prossime ore. Intanto i migranti sono ancora a bordo della nave. (L’UNICO)
Francesco Amato
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