Il movimento StopEuro chiede che il Parlamento prenda in esame il nostro Piano di Emergenza che introduce urgentemente una moneta nazionale – nella forma di Stato nota, sovrana e non a debito – stampata e distribuita direttamente dal Governo Italiano, come descritto nel documento dal titolo “Piano di Emergenza Nazionale”, che vede firmatari il nostro movimento, noti economisti, e diversi scrittori, intellettuali, giuristi, associazioni di categoria e liberi cittadini, che vede Nino Galloni primo firmatario.
Le soluzioni emergenziali, oltreché nocive, tardive e burocraticamente lente, sembrano affidarsi ora esclusivamente a strumenti che vedono il ricorso perenne all’indebitamento del nostro Paese, in sussiego alla Germania ordoliberista, a guida CDU, che beneficia della servile collaborazione del governo Conte e del ministro Gualtieri.
Il 5 Maggio è attesa una sentenza storica “spartiacque” dalla Corte federale tedesca, adita già da qualche anno da 35 parlamentari tedeschi, falchi dell’austerità, di Angela Merkel, da sempre nemici di qualsivoglia condivisione del debito tra i paesi membri, in spregio ai principi fondanti dell’Europa dei Popoli come la sognarono i nostri padri. E quindi sostenitori di quel Mes che concede prestito agli Stati in difficoltà ma solo a condizioni capestro, per non dire usuraie, come già accaduto alla Grecia, nel nome di una finanza antiumanistica e disumana.
I falchi tedeschi si erano rivolti alla Corte federale, la quale a sua volta chiese parere alla Corte Europea, contestando la legittimità del ricorso all’OMT e al QE, (ovvero all’Outright monetary transactions e poi al Quantitative easing), strumenti che consentirono di condividere a livello comunitario il debito dei paesi membri attraverso l’acquisto dei titoli sovrani da parte della banca centrale europea. Evitando, quindi, il ricorso al MES.
MES che, va ricordato, prevede austerity, tagli verticali alla spesa pubblica, compresa quella sociale, previdenziale e sanitaria. Non possiamo permetterci, dopo il 5 maggio, di sacrificare altri diritti sociali conquistati dall’Europa e dall’Occidente col sangue dei nostri padri.
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Non possiamo permetterci di prendere soldi a strozzo per pagare debiti non nostri, ipotecando il futuro dei nostri figli. Non possiamo garantire la speculazione con i posti letto che servono per i nostri cari e per la loro e la nostra vecchiaia, quando verrà. Non possiamo consentire di svendere i nostri gioielli di famiglia, i nostri porti ed aeroporti, e quel che resta delle nostre partecipazioni statali per garantire la copertura degli interessi al sistema della finanza.
Spirito dei trattati, ai quali aderimmo, era la solidarietà tra i paesi membri, la mutua assistenza, e l’equilibrio tra la cessioni di sovranità e il principio di sussidiarietà. Questo equilibrio è stato tradito. Quotidianamente vilipeso. Sono loro che hanno tradito i trattati, non noi italiani, che negli anni abbiamo profumatamente rimpinguato la cassa del condominio, ricevendo in cambio solo calci e schiaffi. Sul tema del Quantitative easing la Corte Europea ha già indicato che la BCE può comprare titoli pubblici dei Paesi, anche se nei limiti imposti dal Capital Key. E questo svela, se ancora ce ne fosse bisogno, che il sistema europeo lavora per gli azionisti, non per i popoli. Ma il 5 maggio ci sarà la sentenza definitiva!
È tutto qui il cortocircuito europeo, che sta fulminando, speriamo per sempre, lo strumento dell’Euro, creato ad hoc, per spostare risorse dal sud al nord dell’Europa. La deindustrializzazione italiana, la colonizzazione del nostro export con la leva dell’inflessibilità di cambio dell’Euro, negli ultimi 30 anni, è servita a finanziare la onerosa riunificazione tedesca avviata da Kohl, all’indomani della caduta del muro di Berlino. I governanti italiani sapevano, ma erano “profumatamente” venduti.
Per questo gli ammonimenti di insigni economisti come Paul Krugman, che tutto avevano previsto, caddero nel vuoto. Covid19 ha svelato però il vero volto dell’UE. Oggi abbiamo l’occasione di recuperare parte dei nostri diritti di sussistenza con il diritto all’autogestione monetaria, che non è solo un diritto meramente economico, ma prima ancora morale, etico e culturale. Del resto l’ordoliberismo di oggi ci vende a debito una moneta “merce”, perseguendo l’abolizione totale della proprietà pubblica con lo stesso perverso fanatismo con cui qualcuno tentò – senza riuscirci – di abolire la proprietà privata nel XIX e XX secolo.
La storia e i popoli sono però, per diritto naturale, per Ius Naturae, unici detentori del diritto di emettere moneta. Moneta “mezzo”, non “merce”. A credito, non a debito. Per le esigenze dei cittadino. Non per gli interessi degli speculatori.
Poiché consapevoli che l’Italexit, seppur auspicabile, non è misura rapida e indolore – capace quindi di gestire in tempi utili il problema della povertà diffusa indotta dalle folli misure di contenimento, con i suoi milioni di poveri “assoluti” – proponiamo l’istituzione della doppia moneta, o della moneta parallela, o del doppio corso. Stampabile per decreto in 24 ore dal Presidente del Consiglio dei Ministri, nella forma di Stato nota. Secondo i trattati europei l’Euro può essere legittimamente affiancato da una moneta locale, utilizzata per le transazioni interne ai confini nazionali, senza che questa doppia emissione violi in nessun modo le clausole europee. Per contratto l’euro è la moneta unica della zona euro, ma non l’unica moneta per i paesi membri.
In questo momento di grave crisi economica, in cui si prevedono 600 miliardi di produzione perduta entro la fine dell’anno 2020, la caduta verticale dell’occupazione e del sistema previdenziale nazionale, dobbiamo agire nell’unico modo possibile per evitare il default e il baratro dove vogliono spingerci. L’unica che potrà consentirci di immettere liquidità da domani, senza burocrazia, senza l’intermediazione delle banche e soprattutto senza cappi al collo né usura.
Il 30 maggio i cittadini italiani che condividono questo nostro piano detto del “Doppio corso legale e della moneta parallela”, sono chiamati a manifestare l’adesione a questo obiettivo di libertà e salvezza in Piazza Montecitorio a Roma. Nel frattempo, il 5 maggio, data “fatidica”, la Corte federale tedesca deciderà chi buttare giù dalla torre: la Troika o i popoli europei? Nell’attesa, che magari sarà l’UE a uscire dall’Europa e non gli italiani, dedicheremo all’Euro, moneta straniera dell’usura, nemica di popoli e bellezza, l’ode perfetta e già scritta dal poeta. “Ei fu. Siccome immobile / Dato il mortal sospiro / Stette la spoglia immemore”. Il 5 Maggio l’Euro potrebbe implodere da solo. Allora gli italiani festeggeranno al capezzale funebre dell’imperialismo finanziario. to
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