Quella di chi scrive sarà sicuramente un’opinione controcorrente, scomoda, non proprio in linea con le attuali direttrici di un simil-pensiero-non conforme, ma, tant’è. Meglio parlar chiaro, per evitare che in futuro qualcuno ci possa in qualche modo accusare di miopia nel compiere analisi politica.
All’apparenza, quella del Di Maio nazionale, sembra una bella trovata: meno parlamentari, meno spese per il cittadino e poi, il solito, immancabile: “Li mandiamo tutti a casa!”. A volerci soffermare un momento ed effettuare una riflessione un po’ più approfondita, questa ha invece tutta l’aria di una pericolosa trappola, condotta all’insegna della peggior demagogia da quattro soldi. Nessuno ha pensato che la riduzione del numero dei parlamentari possa, invece, rappresentare un gravissimo “vulnus” alla rappresentanza dei cittadini all’interno delle istituzioni. Rappresentanza di cui debbono poter fruire anche quelle scomode minoranze che, in questo modo, verrebbero a trovarsi tagliate fuori da qualunque meccanismo istituzionale.
La nostra carta costituzionale stabilisce in modo inequivocabile la sovranità di Parlamento e Senato, di due camere, appositamente istituite per generare un contrappeso di poteri ed evitare delle oligarchiche ed antidemocratiche concentrazioni, di cui il nostro beneamato paese può vantare, invece, una plurisecolare tradizione, tra principati assoluti, staterelli-satellite di qualche Impero e quant’altro.
Contrariamente a quanto dovrebbe accadere, in base a quel comune sentire della gente che sempre più chiede di poter metter mano sui fondamentali processi decisionali della politica, oggi sempre più silenziosamente si va scivolando, nel nome di una pericolosa demagogia, verso una oligarchica concentrazione di poteri. Sempre più difficile sarà poter essere eletti. Sempre più elettori e sempre più spese per esser eletti che, man mano, si potranno permettere sempre più abbienti e raccomandati. Quelle scomode e chiassose minoranze il cui compito era di segnalare, esprimere e far sentire la propria voce, rispetto alle varie questioni, non avranno più voce e rappresentanza. E, “repetita iuvant”, a farla da padrone saranno quei Poteri Forti, quelle concentrazioni sovranazionali che, in questo modo, avranno mano libera per poter brigare indisturbati, sulla pelle dei cittadini.
Globalizzazione uguale miseria generalizzata, perdita di benessere e libertà, simboleggiate da stati ridotti al ruolo di notai del Globalismo, dotati di una rappresentanza politica oligarchica, ridotta al minimo. Sogni? Vaneggiamenti orwelliani? Fatto sta che l’attuale esecutivo ha ricevuto il suo ufficiale benestare da parte dei Cinque Stelle, grazie ad una quanto mai discutibile consultazione, esercitata attraverso una piattaforma informatica, la “piattaforma Rousseau”. Ora, il grave dell’intera questione, di cui nessuno ha preso veramente coscienza, è che a prendere o ad influenzare delle decisioni politiche di rilevanza sia “de facto” un computer, una macchina gestita tra l’altro da una società privata con sede estera. E ancor più grave ci sembra il clima di pressione e ricatto psicologico esercitati con inusitata abilità dai Cinque Stelle sull’intera compagine politica, sia governativa che di opposizione.
Da parte governativa è oramai assodato che quello che una volta rappresentava il baricentro politico e spirituale della sinistra intera e (apparentemente, sic!) delle aspirazioni delle masse popolari, si sia ora ridotta ad un ruolo di vuoto scatolone di potere prono più che mai ai desiderata dei poteri forti ed anche a quelli di chi, come nel caso dei Cinque Stelle, sino a poco tempo fa erano considerati i peggior nemici, e di fronte ai cui diktat psicologici hanno, invece, piegato il capo. Con la medesima pericolosa fretta, alimentata dal timore di passare per nemici del popolo, l’opposizione, Lega in testa, ha dato il proprio appoggio al tanto caldeggiato provvedimento grillino. Eppure, agli albori dell’esperienza politica del regionalismo italiano, l’Union Valdotaine e specialmente la Lega Lombarda con la elezione di Umberto Bossi a senatore, ottennero delle rappresentanze politiche proprio grazie a certi meccanismi istituzionali, cancellati i quali non rimarrà più alcuno spazio politico istituzionale per le minoranze e per le possibilità di un loro sviluppo istituzionale.
Lo stesso perdere voti da parte di una qualsivoglia formazione potrà cancellarne in modo definitivo la rappresentanza alle camere. Ed è chiaro che, una volta fuori dall’ambito istituzionale, recuperare le posizioni perdute sarà sempre più difficile, visto che un maggioritario secco, unito ad un meccanismo elettivo ristretto, renderanno inamovibili i vari esecutivi che, in tal modo, potranno fare a meno di qualunque dissenso e combinare quel che vorranno, senza più timore di esser scalzati da opposizioni sempre più vacue.
E pian piano va delineandosi il quadro inquietante di un paese impoverito da una crisi ed una recessione oramai cronicizzate grazie a politiche basate su un odioso fiscalismo e sull’allineamento ai diktat di organismi ed accordi sovranazionali (Comunità Europea, Fmi, Wto, etc.) volti a deprimere la crescita e lo sviluppo del nostro paese. Un Paese impoverito da salari e tutele sociali sempre più deboli, alimentati dal continuo arrivo di clandestini stranieri, usati al fine di sostituire con una manodopera a costo quasi zero la qualificata e più cara manodopera nostrana. E quest’ultima improvvida uscita va in questa direzione.
Con un minimo di buona fede politica, sarebbe bastato tagliare gli emolumenti ed i vari privilegi della classe politica per conseguire il risultato di un consistente risparmio per le casse dello stato. Così come il recupero dell’evasione delle multinazionali, al pari di una più incisiva tassazione sugli utili di assicurazioni, banche ed istituzioni finanziarie varie, conseguirebbero un risultato parimenti importante. Identico risultato si conseguirebbe con il tagliare il business dell’accoglienza, che costa alle casse dello stato ed alle tasche dei cittadini milioni e milioni di euro, impegnando le nostre gloriose flotte, in operazioni raccatta-abusivi, a mo’ di traghetti gratuiti, senza minimamente provare a fermare le partenze e non solo, pesando sulla collettività, grazie agli emolumenti ed ai sussidi di cui i clandestini godono, alla faccia dei nostrani contribuenti, tassati e multati per un nonnulla.
A questo punto, qualcuno potrebbe dire: “È l’Italia, ragazzi!”. Noi invece sosteniamo che ancora qualcosa si può fare. L’approvazione di quest’ultima uscita non è ancora definitiva e può esser fatta passare al vaglio del consenso popolare con una consultazione referendaria. La partita è ancora aperta, la dittatura globale non è stata ancora ufficialmente inaugurata e la Storia ci riserva ancora, molte sorprese. Chi vivrà vedrà.
Umberto Bianchi
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