Taormina a StopEuropa: “Conte responsabile di epidemia colposa”

L'avvocato interviene anche sulla questione Palamara: "Di Matteo è andato a fondo su una situazione che ha messo in luce il marcio di una magistratura correntista".

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A cura di Francesco Amato

“Ho inondato le principali Procure italiane di denunce contro il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per la cattiva gestione dell’emergenza coronavirus”. Così il noto avvocato Carlo Taormina a “StopEuropa”, il talk in streaming del gruppo Stop Euro Alt Europa condotto da Riccardo Corsetto.

L’avvocato ha rivendicato il merito dell’intervento di alcune Procure della Repubblica contro il Premier Conte, che proprio qualche giorno fa è stato ascoltato a Palazzo Chigi dai pm di Bergamo sulla questione delle zone rosse. Taormina, in particolare, ha accusato Conte sotto due profili: “quello dei tempi inaccettabili con cui sono state applicate le misure più rigorose, con un ritardo di circa 40 giorni che avrebbe risparmiato migliaia di morti, e sul tema delle RSA e delle zone rosse”.

Il giurista è inoltre convinto che “se prima si parlava di sottovalutazioni, ora si comincia a pensare che dietro le scelte governative, sostenute da pareri controversi di virologi non all’altezza della situazione, forse ci sia qualcosa di più grave che l’epidemia colposa di cui si parla in queste settimane”.

Sollecitato da Corsetto, Taormina è inoltre intervenuto sullo stato di salute della magistratura in Italia. “Di Matteo (sentito giovedì scorso in commissione antimafia, ndr) ha messo la ciliegina sulla torta – commenta il giurista – perché è andato a fondo sulla querelle che l’ha visto protagonista per una mancata nomina da parte di Bonafede”. L’attuale Consiglio superiore della magistratura “è marcio dentro“, secondo Taormina, e “se è vero che il Presidente della Repubblica non può sciogliere il Consiglio, è pur vero che può chiamare i singoli consiglieri e invitarli a dimettersi, per tornare a nuove elezioni”.

La vicenda Palamara, del resto, “ha dimostrato che si tratta di una situazione di sistema che interessa la magistratura da molti anni”. “È bene che si sappia che le ‘mele buone’ sono poche nell’ambiente giudiziario”, aggiunge Taormina. E non la si può pensare diversamente “quando ci si trova di fronte a magistrati o a capi di uffici giudiziari diventati tali non per merito ma perché appartenenti a una corrente associativa”.

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