E’ stata loro negata piazza del Campidoglio, concessa invece ai dipendenti del Comune che hanno organizzato la settimana scorsa il presidio pro-Raggi. Ma hanno accettato piazza Madonna di Loreto per sfoderare i cartelli “Sì allo stadio/no al cemento” e consegnare alla sindaca di Roma Virginia Raggi una lettera e il fac-simile della delibera che annullerebbe l’interesse pubblico dichiarato dalla Giunta Marino per il nuovo stadio della Roma. Qualche decina di attivisti del M5S, guidati dal coordinatore del Tavolo Urbanistica del movimenti Francesco Sanvitto, da piazza Madonna di Loreto sono saliti in Campidoglio per manifestare il proprio disagio nei confronti della linea possibilista della Giunta Raggi rispetto al progetto di Tor di Valle. Sanvitto si scaglia contro i “peracottari poco tecnici che non fanno neanche parte del movimento” e ne ha anche per il Garante del movimento Beppe Grillo, che in questi giorni si trova a Roma. “Grillo? Chi è?”, attacca. “Piuttosto ci dica chi è l’avvocato Lanzalone, che si occupa di diritto societario e fa parte di consigli di amministrazione di banche e va a trattare chissà cosa con il proprietario della società che deve fare lo stadio che per l’80% è una banca”. Chiaro il messaggio che Sanvitto invia alla sindaca Virginia Raggi: “Cara Virginia, sulla vicenda stadio state prendendo una cantonata”.
“Abbiamo ereditato – ha spiegato Beppe Grillo all’indomani dell’incontro in Campidoglio con la sindaca – un progetto da 1 milione di metri cubi, in una zona a rischio idrogeologico dove la Sovrintendenza ha posto un veto: ieri abbiamo discusso di queste cose, ma la decisione sarà presa dal consiglio comunale, dalla Raggi e dal consiglio regionale”. A chi gli chiede un commento sulla protesta della base M5s riguardo al progetto di Tor di Valle, il garante pentastellato risponde: “La base si rassicura perchè faremo scelte in sintonia con il Movimento. E’ giusta la contestazione ma ora non vi posso dire come andrà perché non spetta a me”. E quanto all’ipotesi di un referendum on line per la decisione il leader taglia corto. “Vedremo – dice -, si deciderà in questi giorni, non ve lo posso dire, io non sono la persona adatta. Non sono venuto qui a dare direttive, non sono mai stato in uno stadio in vita mia”.
Le parole di Grillo suscitano l’ira delle opposizioni. “Grillo non contento di 8 mesi di disastri capitolini ora prende per i fondelli i romani”, dichiara il deputato dem Andrea Romano. “Ci siamo: tenete duro. Si potrebbe ridere ma qui c’è solo da arrabbiarsi con un gruppetto di incapaci e furbi che per i loro interessi stanno disintegrando la città – continua -. Arrestati, inquisiti, guerre intestine tra la Raggi, Di Maio e la Lombardi, bugie e patetiche retromarce consegnano agli atti tutta la loro incapacità. Ora la sceneggiata sullo stadio che espone la capitale a cause milionarie”. “Vigliaccheria politica – conclude – che sacrifica la città ai doppi e tripli giochi di Grillo e della sua corte. L’unica resistenza è quella del grumo di potere grillino attaccato alla sua poltrona”. “Il Movimento 5 stelle ormai ci ha abituati a continue retromarcia e a un disastro dietro l’altro che hanno messo in ginocchio una città già allo stremo”, gli fa eco in una nota il senatore Pd Stefano Esposito. “La vergognosa gazzarra sullo stadio – aggiunge -, conseguenza di mera vigliaccheria e inadeguatezza politica e amministrativa, porterà soltanto a una causa milionaria che peserà enormemente sulle casse cittadine”.
“Ben venga l’ok di Beppe Grillo alla nostra proposta, lanciata nei giorni scorsi, di far svolgere un referendum cittadino sul progetto di Tor di Valle”, dichiarano infine i portavoce romani dei Verdi Guglielmo Calcerano e Silvana Meli. “Affinché il tutto non si risolva in una operazione pubblicitaria, però, occorre fare in fretta – continuano -, e consentire ai romani di pronunciarsi prima che Raggi porti in Consiglio Comunale la sua variante al piano regolatore. Per questo noi Verdi siamo già impegnati a scrivere il quesito referendario”. “Intanto però occorre fare chiarezza sulla posizione della Soprintendenza: è chiaro che in presenza di un vincolo sull’ippodromo da parte del Ministero dei Beni Cuturali, tutto l’iter autorizzatorio andrebbe rivisto, con o senza referendum. Ribadiamo – concludono – che costruire Stadio e business park in una zona a rischio esondazione con cubature fuori piano regolatore e pesi urbanistici che farebbero collassare la viabilità già drammatica in quel quadrante di città è una follia”. (L’UNICO)
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