Piove sul bagnato in casa Roma. Dopo la pesante squalifica di Strootman, adesso anche Dzeko e (forse) Nainggolan non saranno a disposizione di Luciano Spalletti per la super-sfida di domenica prossima contro la Juventus, fresca finalista in Champions League. Ma se il forfait del centravanti bosniaco è ormai certo (per lui stop di dieci giorni), qualche speranza in più resta viva per il belga: l’edema muscolare potrebbe essere riassorbito prima di domenica sera, e chissà che alla fine il Ninja non decida di stringere i denti pur di affrontare gli odiati rivali bianconeri.
Spalletti ci spera, dato che a centrocampo rischia di avere gli uomini contati: se Nainggolan dovesse alzare bandiera bianca, il tecnico avrebbe a disposizione solo De Rossi e Paredes. Un po’ poco, considerato che Grenier è stato utilizzato col contagocce e che Gerson non rientra più nei piani dell’allenatore toscano proprio dalla sua deludente apparizione contro la Juventus allo Stadium, esattamente un girone fa. Più scontate le scelte in attacco: con Dzeko out, toccherà a Perotti, Salah ed El Shaarawy, mentre non ha nessuna chance di partire titolare Francesco Totti. Nonostante la scarsa considerazione di Spalletti, il capitano continua a non sciogliere le riserve sul suo futuro da calciatore: “E’ finita il 28 maggio? Non lo so…”, la replica ai cronisti del dieci giallorosso durante la premiazione dell’Italia di calcio a 5 Fisdir (Federazione Italiana disabilità intellettivo relazionali).
Difficile capire se Totti stia facendo semplice melina, in attesa della fine del campionato e di una conferenza stampa evento nella quale comunicherà urbi et orbi il suo futuro, o se il capitano romanista non abbia davvero deciso se ritirarsi o meno dal calcio giocato. Se la sua volontà dovesse davvero essere quella di non appendere gli scarpini al chiodo, dovrà trovarsi un’altra squadra. Stavolta Pallotta non ha nessuna intenzione di fare marcia indietro e di concedere ulteriori rinnovi: nella Roma c’è ancora spazio per Totti, ma solo da dirigente. Prendere o lasciare. Un bivio che sta mettendo in crisi Francesco: da una parte vorrebbe continuare a giocare, ma farlo altrove vorrebbe dire mettere fine al mito del calciatore che ha indossato a vita una sola maglia. Dall’altra c’è la strada che conduce al ruolo di direttore tecnico, ma i rapporti con l’attuale allenatore e la dirigenza non sono di certo idilliaci e la convivenza potrebbe essere complicata. Da qui la grande indecisione. Ma il tempo per decidere è ormai agli sgoccioli.
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