di Umberto Bianchi
Certo, l’Italia è paese dotato di doti di inusitata fantasia e creatività, retaggio del dolce clima mediterraneo di cui fruisce alla grande, rispetto alle ben più fredde contrade del Nord Europa. Fantasia e creatività, dunque, in arte come in quella politica che, da noi, grazie a plurisecolari vicissitudini, si è fatta anch’essa arte, del tirare a campare, senza porsi innanzi, prospettive di medio o lungo termine. Il bel sognare, però, può spesso tradursi in autentiche sbattute contro il muro di una dura ed arida realtà, spesso supportata da incontrovertibili dati di fatto. Sembra che anche in questa drammatica evenienza di crisi, in questo momento di difficoltà per un esecutivo che ha gestito in un modo, quanto meno raffazzonato e confusionario, l’ “affaire” Coronavirus, in tutta (o quasi…) la classe politica, si sia fatta avanti la suggestione di un governo di “unità nazionale”.
Termine questo che ci riporta ai tempi dell’ “affaire Moro” e dei monocolori DC con appoggio esterno PCI o, ancor prima, all’immediato dopoguerra con l’esperienza di Ferruccio Parri. Contesti ben diversi, che vedevano nel nome della necessità di legittimare in Italia, il sistema politico imposto al nostro paese dai vincitori del Secondo Conflitto Mondiale e che, pertanto, trovavano naturale sbocco in un’alleanza tra forze che, al di là di quanto mai superficiali differenze ideologiche, rispondevano tutte quante all’unico disegno a cui abbiamo sopra accennato. Ma qui, invece, la situazione è peculiarmente e radicalmente differente. Di fronte alla conclamata necessità di imprimere un radicale cambio di marcia alla situazione interna del nostro paese, viste anche le evidenti contraddizioni e defaillances del sistema Liberal-Globalista e delle istituzioni europee ad esso correlate, in Italia si è andato, nel tempo, formando uno schieramento di totale opposizione e rottura con le politiche “mainstream”: lo schieramento cosiddetto “sovranista”.
Inizialmente composto da tre eterogenee forze politiche, (quanto a storia e prassi politica…) quali Lega, Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia, ha poi perduto il secondo protagonista, nel frattempo assurto, con il non eletto governo Conte Bis, a vera e propria stampella del Piddì a conduzione zingarettiana. Ora, l’idea, da parte di quelle forze di opposizione “anti sistemiche”, di entrare a far parte di un esecutivo di unità nazionale è cosa che, certamente, stride e non poco, con i tanto conclamati intenti anti sistemici, finendo con il gettare nell’elettorato, un’ombra di forte dubbio su determinate forze politiche. Una cosa può essere una “tregua armata” in un momento di generale difficoltà, altro è partecipare all’azione politica di un esecutivo non legittimato dal voto popolare. Ancor peggio, il voler scegliere a “patron” per un’operazione del genere, il nome di Mario Draghi. Ora, al di là delle innegabili competenze e del curriculum di tutto rispetto che il Nostro può vantare, al di là di presunte partecipazioni a riunioni su panfili vari, a cui lo scrivente non dà credito alcuno, ritengo che non sia sufficiente farsi propugnatore di un quanto mai vago e nebuloso ritorno, ad una qualsivoglia forma di keynesismo.
Non dimentichiamoci che, sino all’avvento dell’era Tatcher-Reagan, il Nuovo Ordine Mondiale imperniato sugli accordi di Bretton Woods, si reggeva su formule economiche di (moderato) keynesismo, che altro non sono servite, se non a preparare e predisporre le economie mondiali, all’avvento del neoliberismo. Cambia lo scenario epocale, ma gli attori sono sempre gli stessi, Draghi e Folletti. Se i primi, sembrano essersi convertiti sulla Via di Damasco di uno slavato keynesismo, i secondi, invece, continuano ad agire indisturbati dai salotti dell’alta finanza, emettendo titoli cartacei dal nulla, speculando e manovrando “urbi et orbi”. Il Presidente Mario Draghi è stato ed è, l’uomo della difesa ad oltranza di quell’Euro, che tanti malanni ha portato all’economia italiana ed al benessere dei suoi cittadini.
Ad ulteriore riprova ed aggiunta di quanto affermato, il fatto che a nessuno di questi signori, salti minimamente in testa l’idea di riformare radicalmente il meccanismo del signoraggio bancario, ovverosia, in parole povere, il costo dell’emissione del denaro, incamerato da quelle banche private che partecipano la gestione delle varie banche nazionali ( e che finisce con l’assurgere a vero e proprio cappio debitorio sul collo dei cittadini tutti, sic!), qui in Europa ora sostituite de facto da Eurobanca… (sic!). Né tantomeno si vede far cenno alla non nuovissima, ma certamente sempre valida idea, che a stampare la moneta nazionale a corso legale, siano i singoli stati , così come tuttora sostenuto da alcuni economisti post keynesiani.
Nulla di nuovo all’orizzonte, in conclusione. Pertanto, il pensare a governi di unità nazionale, capeggiati da personaggi che rispondono precisamente a determinati interessi ed impostazioni ideologiche, costituisce un vero e proprio azzardo, i cui risultati su una tenuta dei consensi a breve lungo termine, potrebbero rivelarsi assolutamente controproducenti. Quella della pandemia, dovrebbe invece, a cinico parere di chi scrive, rappresentare l’occasione, il casus belli, per scalzare definitivamente un’intera area politica che fa da supporto all’attuale esecutivo, mostrando con un continuo martellamento propagandistico, all’opinione pubblica, le incongruenze e le gravi manchevolezze, con cui l’intera emergenza sanitaria è stata ed è, ad oggi, gestita. Di fronte ad un intero paese, tenuto agli arresti domiciliari ed ai troppi posti di lavoro a rischio, grazie alla conclamata incapacità ed approssimazione di certe persone, oggi più che mai sorge la necessità di un’opposizione dura, che non faccia sconti a nessuno, emergenza o meno. Sempre Draghi e Folletti permettendo, è chiaro…
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