Ieri ho parlato con il Segretario di Stato Brad Raffensperger della contea di Fulton e delle frodi degli elettori in Georgia. Non era disposto a rispondere a domande come la truffa delle “schede sotto il tavolo”, la distruzione delle schede elettorali, gli “elettori” fuori dallo stato, gli elettori morti e altro ancora. Non ha idea!
Con questo post Donald Trump fa sapere su Twitter di aver chiesto al segretario di stato della Georgia, il repubblicano Brad Raffensperger, di «trovare» abbastanza voti per ribaltare la vittoria di Joe Biden. Una telefonata di cui il Washington Post ha ottenuto la registrazione.
Il Washington Post ha la registrazione di una lunga telefonata. Il presidente: «Devi trovare 11.780 voti, perché noi abbiamo vinto lo Stato. La replica: «Con rispetto, signor presidente, quello che Lei dice non è vero»
Secondo quanto riporta il Corsera, la conversazione sarebbe avvenuta sabato. «La gente della Georgia è arrabbiata, la gente del Paese è arrabbiata», avrebbe detto Trump, «e non c’è nulla di sbagliato nel dire, sai, beh, che avete fatto un ricalcolo». Raffensperger avrebbe risposto al presidente che i dati in possesso di Trump erano sbagliati. «Guarda, tutto quello che voglio fare è questo. Voglio solo trovare 11.780 voti, uno in più di quelli che abbiamo, perché abbiamo vinto lo Stato», ha insistito Trump, «io non ho assolutamente perso la Georgia. Assolutamente no. Abbiamo vinto per centinaia di migliaia di voti». Il presidente, prosegue il Washington Post, ha poi avvertito che se Raffensperger e Ryan Germany, il suo consigliere legale, non avessero trovato prove della distruzione illegale di migliaia di schede nella contea di Fulton, avrebbero potuto essere denunciati. «È un reato e non potete lasciare che accada», ha detto.
Elezioni Usa, raduno pro Trump a Washington: cosa succede 6 gennaio
(Fonte: AdnKronos) Sono molti i gruppi pro Trump che stanno promuovendo sulla Rete la mobilitazione su diversi siti, tra i quali il “wildprotest.com”, protesta selvaggia, che con l’hastag “#StopTheSteal”, fermiamo il furto elettorale, esorta a partecipare dicendo, a caratteri cubitali, che “il presidente Trump ti vuole il 6 gennaio a Washington”. Trump, che ieri è tornato in anticipo a Washington dalla Florida, nei giorni scorsi ha twittato: “il sei gennaio ci vediamo a Washington”.
Finora il National Park Service ha ricevuto la richiesta di autorizzazione a manifestare da tre gruppi: le Women for America First, associazione di donne pro Trump che ha chiesto l’autorizzazione per 5mila persone, la Eighty Percent Coalition, che prevede 10mila persone al suo “Rally to Save America.” Ed infine la marcia della “The Silent Majority”, la maggioranza silenziosa che intende, sempre mercoledì, sfilare fin sotto Capitol Hill.
Ma a preoccupare le forze dell’ordine cittadine il fatto che all’appello risponderanno in forza gruppi ed esponenti delle milizie di estrema destra come i Proud Boys che “parteciperanno in numeri record il 6 gennaio” ha annunciato il loro leader Enrique Tarrio su Parler, il social media di riferimento dell’estrema destra Usa, spiegando però che questa volta i suoi militanti “saranno in incognito, senza indossare il tradizionale nero e giallo, ma disperdendosi in piccoli gruppi”.
Anzi ha esortato i membri della milizia suprematista a vestirsi all black, come i black bloc e gli attivisti Antifa con cui i Proud Boys regolarmente si scontrano. Cosa che si teme potrà succedere di nuovo martedì e mercoledì prossimo a Washington. Tanto che dalla polizia della capitale si assicura che sono stati varati “piani complessivi di sicurezza per monitorare e valutare tutte le possibili nuove minacce”.
Molti ristoranti, uffici ed altri edifici del centro di Washington si stanno già preparando ed hanno messo su vetrine e vetrate le assi di legno, come era successo per le manifestazioni del Black Lives Matter la scorsa estate.
Rogne per Biden, spunta il video con i trolley strapieni di schede truccate
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