È sfida aperta in Veneto tra due pezzi da novanta della Lega in vista delle prossime elezioni regionali di settembre. La querelle riguarda i candidati in lizza per l’appuntamento elettorale, e vede protagonisti il segretario del Carroccio, Matteo Salvini, e il governatore veneto, Luca Zaia. L’esito delle elezioni sancirà il vincitore di questo scontro, e la vittoria avrà certamente risvolti politici: 5 anni fa, infatti, Zaia prese da solo quasi il 25% mentre la Lega si fermò al 18. Dovesse aumentare questa forbice – complice anche l’indiscusso carisma sfoggiato dal governatore durante l’emergenza coronavirus – la situazione diventerebbe alquanto complicata per il partito di Salvini. Peraltro, gli ultimi sondaggi Winpoll-Cise danno Zaia in vantaggio assoluto, con la sua lista personale destinata a prendere più voti della Lega.
La partita è dunque delicata. Per questo Salvini ha imposto un diktat per inserire nella propria lista quasi tutti gli assessori uscenti – Roberto Marcato, Giuseppe Pan, Federico Caner, Elisa De Berti, Manuela Lanzarin, Cristiano Corazzari, ma anche il capogruppo regionale Nicola Ignazio Finco – già al lavoro per non essere superati dai fedelissimi di Zaia, anch’essi già in pista con la sua lista ad hoc Zaia Presidente. Salvini ha schierato, inoltre, una rosa di nomi che comprende i big del partito ma anche personaggi che scuotono la “pancia” leghista.
Entrambi hanno, dunque, schierato i propri pesi massimi. Anche a costo di inserire qualche nome controverso e chiacchierato. Tra gli uomini di Zaia, ad esempio, appaiono nomi come Fabiano Barbisan. Eletto con Zaia, il leghista è passato al gruppo misto per diventare vice presidente della commissione Sanità. O Giulio Centenaro, sospeso nel 2017 per aver aggredito il collega Canella durante una sagra, e Alain Luciani, denunciato dal Garante per la privacy per aver usato in campagna elettorale un indirizzario dell’amministrazione comunale. Con Zaia, inoltre, correranno i suoi fedelissimi di sempre: Stefano Busolin, Paolo Speranzon e Marzio Favero.
Salvini, invece, oltre agli assessori uscenti, ha candidato personaggi come Alberto Semenzato, autore nel 2015 di alcuni post in cui invitava ad andare in montagna piuttosto che a una manifestazione a Roma. C’è anche chi, come Giovanni Burato, ha contestato un menù musulmano servito presso un istituto comprensivo perché discriminatorio, o chi, come Tiberio Businaro, è stato indagato in un’inchiesta sul clan Catapano. Con Salvini è schierato, inoltre, Gianpiero Possamai, noto per aver utilizzato i fondi regionali per il contrasto al bracconaggio per pagare i rinfreschi alle associazioni di cacciatori. Ma anche Enrico Corsi, condannato nel 2008 per propaganda razzista, e Alberto Todeschini, coordinatore della Lega Giovani,che ha definito le Sardine “schifose” perché “si muovono solo per odio contro Salvini”.
Tutti nomi altisonanti, dunque. Segno della volontà da parte di entrambi i leader leghisti di uscire vincitori dall’appuntamento elettorale. E poco importa se i nomi in lista possono apparire impresentabili, o che la loro scelta possa sembrare azzardata. Ciò che conta è il consenso che ruota attorno ad essi e i voti che saranno capaci di portare, per un risultato che potrebbe incrinare gli equilibri all’interno del Carroccio, e far pendere la bilancia dall’uno o dall’altro lato. Sarà solamente il segreto delle urne a stabilire, tra poco meno di un mese, chi l’avrà spuntata.
Francesco Amato
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