
Venezia stavolta, si può proprio dire, è letteralmente finita sott’acqua. Il gioiello della Laguna ha alfine ceduto. Disordine, corruttela, incompetenza hanno rischiato di mandare in malora una delle città più belle ed invidiate al mondo. E, badate, non è solamente questione di mutamenti climatici: che Venezia abbia da sempre sofferto a causa della cosiddetta “acqua alta” non è certo una novità. Né è una novità che l’approssimazione e la corruttela che imperterriti imperversano nel nostro paese non hanno guardato in faccia neanche a Venezia. Il colossale MOSE, costato suon di miliardi, giace ancora irrealizzato, pieno di cozze e ruggine, mentre tra i vari “amministratori locali” è già iniziato il gioco del rimpallo delle responsabilità.
Ma non è solo Venezia a finire a remengo. L’intero territorio italiano è esposto ad un elevatissimo rischio idrogeologico, determinato da decenni di incuria e menefreghismo, appaiati ad una forsennata corsa ad edificare ai limiti dell’impossibile. Interi pezzi di litorale, montagne, scoscese colline, dirupi, persino i letti dei fiumi non sono stati risparmiati da questa furia. Da oltre un decennio a questa parte, è tutto un susseguirsi di crolli, frane ed alluvioni: la natura presenta il proprio salato conto.
Si pagano le tragiche conseguenze di scelte improvvide e criminali. Il tutto, senza voler parlare del rischio sismico, connaturato alla conformazione geologica della nostra penisola. Proteggere per tempo i centri delle regioni maggiormente esposte a questo rischio, con costruzioni anti sismiche o tramite una serie di lavori di messa in sicurezza di edifici, monumenti e quant’altro, oltre a salvare numerose vite umane, avrebbe sicuramente impiegato molta forza-lavoro. Tutto a beneficio di tanti lavoratori e disoccupati. Invece il Centro Italia versa da anni, dopo i sismi che hanno colpito L’Aquila, Amatrice e dintorni, in uno stato di pietoso abbandono. Quella capacità e creatività tutta italica, nell’ambito delle costruzioni, foriera di risultati grandiosi ma anche, come abbiamo già detto, di immani disastri, quella capacità di costruire e ricostruire, ovunque e comunque, sembra esser svanita nel nulla, bloccata dalla solita ragnatela di soffocanti norme e rinvii burocratici.
È vero, Greta latra e urla, fa le faccette brutte e tutti si spaventano: non si giuca con i cambiamenti climatici! Ma è anche vero che in Italia di burocrazia, incompetenza e corruttela si soffoca, anche e specialmente a detrimento dei nostri siti urbani, archeologici o naturali che siano e che il mondo intero ci invidia. Mobilitiamoci tutti, perché l’Italia, l’unica vera risorsa che abbiamo, non venga lasciata andare in malora da governi e da amministrazioni incapaci e che non si meritano questo paese. Greta o non Greta.
Umberto Bianchi
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