“Voli e alberghi per viaggiare all’estero” anziché corsi di studio come previsto dal bando comunale, per onorare la memoria di Simona Monti, uccisa nell’attentato terroristico di Dacca nel luglio del 2016. Questa la bordata indirizzata all’amministrazione comunale di Magliano Sabina da Riccardo Corsetto, capogruppo della Lega nel comune di Magliano Sabina. “Cari amici di Magliano, questo è un post che mi pesa fare. E molto – ha scritto il leghista su Facebook -. A seguito di un accesso agli atti sollecitato dai cittadini circa il corretto uso delle borse di studio intitolate alla memoria della compianta concittadina Simona Monti, uccisa nell’attentato terroristico di Dacca, rilevai molti mesi fa, ormai, che i borsisti non avevano utilizzato i fondi per iscriversi a corsi di studio”.
Secondo il capogruppo leghista, “la rendicontazione e la raccolta degli attestati di frequenza spetta al Comune pretenderli, ma quando li chiesi via PEC – tutto documentato, precisa il consigliere –, l’amministrazione rivelò che nessuno aveva frequentato i corsi previsti dal bando”. Corsetto ha rivelato di essere riscorso al prefetto di Rieti, affinché sollecitasse a revocare le borse, in quanto i borsisti non avevano mai frequentato i corsi di studio in memoria di Simona, pur avendo percepito 2500 euro a testa.

Secondo quanto si legge in una nota firmata dal segretario comunale di Magliano Sabina, uno dei due borsisti avrebbe riconsegnato, a seguito dell’indagine avviata dalla Lega, il contributo di 2500 euro alle casse pubbliche. Resta aperta, però, per Corsetto, la posizione del borsista vincitore dell’edizione 2018, figlia del Presidente del Consiglio Antonello Ruggeri, la quale – secondo quanto effettivamente riportato dell’Avviso Pubblico ufficiale (vedi foto) – avrebbe dovuto rendicontare, si legge testuale, “entro e non oltre il 30 giugno 2019”, specificando che entro tale data il borsista si sarebbe dovuto impegnare “a rendincontare” tutta la somma erogata dal Comune, e “laddove il contributo erogato non fosse completamente speso, s’impegna sin da ora alla restituzione della somma non utilizzata“. Per gli scopi specifici, si intende.
“Il Comune ha il compito di verificare il rispetto del bando e provvedere al recupero delle somme nel caso i borsisti non le abbiano investite nel corretto uso – aggiunge Corsetto –. L’amministrazione ha prodotto versioni contrastanti al sottoscritto e al prefetto, mettendo nero su bianco tali contraddizioni. Prima asserendo che i ritardi fossero dovuti al Covid 19 e poi ad una mancata liquidazione dell’ente in favore del borsista“.
Certamente il Covid ha prodotto un lockdown in Italia solo nel marzo 2020, mentre i termini di rendiconto erano a maggio dell’anno precedente. Ora però la questione non è meramente erariale, ma morale e politica. Il borsista infatti è la figlia del Presidente del Consiglio Comunale. “Devono dare il buon esempio: o revoca della borsa ai legittimi proprietari, o dimissioni del Presidente“.
“Ci sono gli elementi affinché il Comune proceda immediatamente alla revoca di questa seconda borsa di studio, come previsto dal bando – ha proseguito Corsetto -. Abbiamo un Comune indebitato, che ha dovuto ricorrere al prestito per far fronte ad ammanchi, ruberie e bollette dimenticate nei cassetti. È intollerabile accettare che anche solo un euro legato alla memoria di una ragazza trucidata non sia utilizzato nel modo corretto. Se quei fondi non saranno restituiti, chiederemo le dimissioni del Presidente del Consiglio, ricorrendo, se necessario alla Corte dei Conti“.

Il consigliere leghista ha pubblicato un’autocertificazione prodotta dal Comune di uno dei candidati. Ci sono accenni a spese di volo, vitto e alloggio all’estero (Svizzera, Austria e Spagna) e a Milano. Ma il bando prevedeva un corso di inglese certificato.
Francesco Amato
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